Elly Schlein usa pensieri e parole per ridare voce ai giovani

Radical ma non chic Elly Schlein è l’amica, la compagna di classe dei nostri figli. Che infatti sono andati a votarla e mai si sarebbero sognati di partecipare alle primarie del PD. E per figli e figlie intendo tutti, nei quartieri ZTL e nei quartieri che gravitano sul GRA. La generazione precaria, la generazione che cerca la propria strada lontano da casa, per necessità o per scelta, la riconosce nel volto, nella t shirt bianca sotto la giacca elegante, e nelle parole che usa. Non so se questa sia la novità più importante rappresentata dalla sua vittoria ma è quella che mi da più gioia: “Anche stavolta non ci hanno visti arrivare”, ha sorriso dopo lo scrutinio e sono parole politiche la cui eco rimbomba nei cuori delle ragazze e dei ragazzi invisibili, che finalmente hanno un’espressione politica. Una generazione che nell’isolamento generato dalla frantumazione del lavoro e della società fa fatica a farsi sentire.

E le priorità che subito Schlein ha indicato rispecchiano il modo di pensare e di sentire di un “noi” che è “loro”: contrasto a ogni forma di disuguaglianza, lotta alla precarietà e per un lavoro di qualità, urgenza dell’emergenza climatica, scuola pubblica come primo grande strumento di emancipazione, sanità pubblica e universalistica. E opposizione dura, naturalmente: perché di questo c’è necessità mettendo in campo un sistema di valori opposto a quello della destra che ha vinto in un paese dove quasi la metà degli elettori non vota. “Dobbiamo avere l’ossessione per le persone che non votano perché purtroppo sono soprattutto tra le fasce di reddito più basse e questo le marginalizza ancora di più e mette a rischio la democrazia”.

Opposizione anche nell’idea di sé che ha come donna: “Sono una donna, amo un’altra donna e non per questo sono meno donna”. Non so se sia femminismo, io ci sento la naturalezza di una conquista acquisita e tranquilla che vuole essere riconosciuta come riconosce alle altre il diritto a scelte diverse dalla sua. Un’aria di libertà che, come dice Livia Turco, poggia sulle nostre ma si esprime con altre parole e non intende cedere all’onda tradizionalista e reazionaria che percorre il mondo.

Per le mediazioni c’è tempo e certamente la generazione di Schlein (al di là della sua personale esperienza di parlamentare e amministratrice), che non gode della protezione dei grandi contratti collettivi di lavoro, sa benissimo cosa sia trattare e cosa sia mediare per averlo sperimentato sulla propria pelle.

Non so perché Giuseppe Fioroni abbia subito sbattuto la porta andandosene, sostenendo che non è più il PD, non ci sono più i cattolici. Forse confonde la parte con il tutto, poiché credo che molti, moltissimi cattolici si riconoscano nell’appello di Schlein per “vie legali e sicure dell’accesso in Europa” e un “Mare nostrum europeo” per la ricerca e il salvataggio delle persine in mare.

Elly Schlein era nel PD quando ci fu il vergognoso voto dei 101 contro Prodi e partecipò al movimento OccupyPD, non è un corpo estraneo. Ha saputo – ma lei usa il pronome “noi” – essere un ponte fra il dentro e il fuori, sottraendosi allo snaturamento delle idee che portano alla militanza politica e al quale spesso è costretto chi si impegna nella politica come mestiere. Idee di sinistra: contrasto a ogni forma di disuguaglianza, urgenza sull’emergenza climatica, lavoro di qualità.

Io, con la mia (piccola) storia nel Novecento, sono d’accordo e lascio volentieri il testimone.