Elly Schlein, l’aria che si respira e la sinistra delle possibilità

Ero appena uno specializzando quando rimasi ammaliato dal titolo di un incontro promosso nell’ambito dell’annuale congresso della Società italiana di Psicopatologia: Atmosferico e intersoggettività (fra i relatori, vi era il compianto Bruno Callieri). Era soprattutto il primo vocabolo – atmosferico – a sedurmi.

L’aria che si respira, e che quasi si palpa, influenza molto, infatti, i nostri atteggiamenti, gli stati d’animo, i comportamenti. E così è con il Pd di Elly Schlein. Una donna ancorata a sinistra e aperta al mondo, una leader che ispira fiducia. In effetti il voto, quello espresso nei sondaggi demoscopici e quello reale, è sempre, innanzitutto, un voto di fiducia. Fiducia ad esempio nella capacità di una coalizione, di una forza politica, di un gruppo dirigente di orientare a sinistra la soluzione dei problemi che man mano si presentano, le scelte dinanzi a questioni e dilemmi, pur con gli opportuni e inevitabili compromessi. Di atmosfera si tratta o, potremmo anche dire, di sfondo. Lo sfondo dei singoli provvedimenti, di questa o quella presa di posizione, delle decisioni particolari.

Elly Schlein

Si badi bene: non mi riferisco (solo) all’“immagine”; non è di un bluff o di mera apparenza che sto parlando. Si tratta piuttosto di quello che a volte è stato definito il “metaprogramma”. Insomma: le idee-forza, le “linee guida”, come si dice nei protocolli medici. Averne di chiare, seguirle con onestà intellettuale e con la necessaria duttilità ispira, appunto, fiducia e rende credibili. È, per dirne una, ciò che mancava, o era carente, all’Unione di centro-sinistra in occasione delle elezioni politiche del 2006. Un’Unione che pur si presentava con un programma voluminoso e minuzioso. E tuttavia non c’è programma che tenga rispetto all’imprevedibile, all’imponderabile. Ancor di più oggi, nell’epoca dell’incertezza.

Avere a cuore alcuni temi di fondo – dalla giustizia sociale a quella ambientale – è, beninteso, essenziale. Essi non andrebbero mai smarriti, mai persi di vista, mai immolati sull’altare della “politica politicante”. Poi, però, sul particulare, sulla scelta relativa a quel termovalorizzatore o a quell’altro, occorrerebbe evitare rigidità, veti, diktat. E vi sono tragedie, quali quella ucraina, dove in ballo (si fa per dire) vi sono spinte e istanze confliggenti: l’imperativo della pace e dei negoziati, certo, e, insieme, i principi di autodeterminazione dei popoli, di un’Europa sempre più federale, di un Occidente che, nel rispetto delle differenze e nella varietà delle sue articolazioni, ci sollecita ad armonizzare le risposte.
Insomma, proprio perché verrà davvero il tempo di compiere scelte anche complesse e dolorose, è fondamentale l’aria che si respira. E con Elly Schlein, così a me pare, vi è un’aria limpida, volta, nelle varie e mutevoli situazioni, a incarnare il “socialismo possibile” e, mi sentirei di dire, la sinistra delle possibilità.