Elly Schlein c’è, ma solo adesso viene tutto il resto
Giornate dure per Elly che l’altra sera, mercoledì, è arrivata a Bruxelles, città che dovrebbe conoscere bene, visto che dal 2014 al 2019 ha vestito la maglia di europarlamentare in quota Pd. Grazie a Repubblica (giornale che già si era esibito mostrandoci la compagna della neo segretaria) possiamo conoscere il menu della cena: tataki al salmone fumé e un carpaccio di Saint-Jacques. Il Corriere della sera ha mancato il ristorante e si è riscattato con un ritratto assai dettagliato: “Punto fisso del suo abbigliamento, le sneakers bianche e i jeans, che lei porta senza cintura. Per questa ragione ogni tanto la si vede contorcersi: niente di grave, semplicemente sta rimettendo a posto la camicia che è fuoriuscita dai jeans un po’ larghini”.

L’incontro con i leader socialisti
Un quadro a spesse pennellate, precisando il contesto: Fazio e Cattelan (niente Vespa, scelto invece da Bonaccini). Una ragione per certe scelte Elly ce l’ha: i talk show cosiddetti “politici” sono in genere risse, funestate dalla presenza di individui che hanno scarsa attitudine alla cortesia, durante le quali è difficile se non impossibile esprimere un pensiero compiuto. Siamo nel genere politica-immagine e nello spettacolo anche le strilla dei soliti caciaroni hanno il loro valore: piacciono ai committenti.
Altra storia nella capitale belga, dove Schlein (passiamo al cognome a testimonianza del peso e della ufficialità degli eventi) s’è presentata ad autorevoli protagonisti della politica europea a “sinistra”: prima il premier spagnolo Pedro Sanchez, la finlandese Sanna Marin, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il portoghese Antonio Costa, nel pomeriggio il presidente della commissione europea, l’olandese Frans Timmermans, e il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Dal Sofitel di Place Jourdan e mastodontico palazzo Berlaymont, discutendo di guerra in Ucraina, migrazioni, svolta verde, lavoro, diritti sociali e civili, gli stessi argomenti che agitano la rivale Giorgia Meloni, lei pure a Bruxelles per il vertice europeo, pronta ad esaltare successi e a incassare rifiuti.
Ma, siamo obiettivi, il compito di Schlein potrebbe apparire un poco più semplice: farsi conoscere come un capo di partito, dopo essersi fatta conoscere come europarlamentare, e cominciare a tessere una rete solidale, nella speranza che una certa Europa, diciamo così progressista, possa marciare unita. Di guerra si sa: confermare la solidarietà all’Ucraina, inviando armi, un obbligo politico e morale, ma costruendo un forte movimento di pace, ricollocando la pace nel percorso della storia, scavalcando la debolezza o addirittura il silenzio d’oggi e invece contribuendo a ridestare, in nome della pace, la potenza diplomatica dell’Europa. Sulle migrazioni: “Il governo italiano fa le domande sbagliate all’Unione europea. Il governo dovrebbe chiedere una maggiore condivisione delle responsabilità sull’accoglienza, superando il regolamento di Dublino. Serve una Mare nostrum europea, una missione comune di ricerca e soccorso perché dove non arrivano le motovedette della Guardia Costiera e le navi delle Ong sono tragedie”. Il resto è nel programma con il quale Schlein si era presentata alle primarie…
Il bilancio del viaggio di Schlein lo si conoscerà… Per ora si direbbe “ottimo, importante”, almeno se si sta al commento, raccolto dall’Ansa, di Iratxe Garcia Perez: “Schlein? Fantastica. La nostra famiglia politica ha guadagnato una grande leader che può aiutarci a combattere per un’Europa più giusta e più donna”. Il giudizio della parlamentare spagnola, presidente di Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, è incoraggiante e sicuramente interpreta i sentimenti, magari più sobri, di molti italiani: tanto è vero che il Pd è assai cresciuto nei consensi rilevati dai sondaggi e l’avvio del tesseramento è segnato dalla vivacità.
Schlein ha saputo finora trovarsi dove era necessario e dove sperava di vederla chi l’ha votata. È arrivata a Cutro ben prima della Meloni, era a Firenze quando si trattò di manifestare contro i picchiatori neri in azione davanti a una scuola, a Milano ha seguito il corteo di Libera contro le mafie, era con le famiglie arcobaleno ancora a Milano, insieme con migliaia di cittadini e con il sindaco Sala, in Parlamento ha fatto sentire la sua voce per denunciare le responsabilità del governo per i morti in mare…
Sono tante le sfide ancora aperte
Si potrebbe concludere che “Elly c’è”. È già una gran cosa, come sono una gran cosa le posizioni nette, le scelte chiare, questo suo schierarsi fisicamente, con il proprio corpo, a difesa di valori che una democrazia dovrebbe sempre riconoscere e come chiede un universo della comunicazione assetato di immagini, di voci, di simboli, tanto che i suoi jeans e le sue scarpe da ginnastica sono diventati argomento di riflessioni antropologiche.
Adesso viene il resto. Come riassestare il partito, come rispettare quello slogan promosso in campagna elettorale, “senza base scordatevi le altezze”, riconoscendo il valore di una geografia di circoli, che rappresentano territori e producono conoscenza e idee, come cambiare la legislazione che riguarda il lavoro (contro il job acts, contro il precariato), come riformare il fisco secondo principi di equità e progressività, come ripristinare la legalità contro la corruzione e contro le mafie… e tanto ancora. Schlein ha di fronte a sé il tempo di una battaglia radicale sui diritti strappati: il diritto a lavorare, il diritto a curarsi, il diritto a studiare.
Il primo appuntamento con il partito può essere decisivo: unità con il consenso, il contributo, la solidarietà di una base che in tempo di primarie è riuscita a mobilitarsi e che coltiva ancora molte speranze e che è pronta ancora a mobilitarsi purché abbia la sensazione di poter decidere qualcosa, purché possa sentirsi responsabile del proprio futuro…
A Bruxelles Elly Schlein ha reso omaggio ai caduti di Zaventem, l’aeroporto, e di Maelbeek, la stazione della metropolitana: trentadue morti e, oltre a loro, morti i tre attentatori dell’Isis. Anche la memoria di quella tragedia, mentre un paese poco lontano finisce dilaniato, dovrebbe mostrarci dove potrebbe condurci una guerra, che “porta sempre con sé il peggio” (citazione da Edgar Morin).
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati