E se l’Intelligenza artificiale ci costringesse a diventare più umani?
Intelligenza Artificiale. Prima o poi faremo la sua conoscenza, anche se non siamo scienziati o filosofi, e sarà un incontro importante perché condizionerà la nostra vita. Sarà un incontro amichevole o dovremo diffidare dei suoi sorrisi e dei consigli che ci darà? Ci hanno detto che l’Intelligenza Artificiale è e sarà in grado di pensare come noi, che potrà fare presto e meglio di noi tantissime attività che pensavamo esclusivamente umane. Già Platone, ci aveva messo in guardia contro l’invenzione della scrittura – che lui usava alla grande – perché avrebbe indebolito la memoria umana. Noi, invece, siamo andati avanti e adesso anche le macchine scrivono, parlano, disegnano, forse meglio di noi, anche se non hanno ancora avuto il tempo di diventare Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Galileo Galilei o Einstein, Dante, Shakespeare , Kafka, Pirandello, che pure sono “rinchiusi” nella loro memoria disumana.
Hal 9000 e noi
Chi frequenta o ha frequentato da giovane – come il sottoscritto – la fantascienza, sa che l’argomento è stato affrontato tante volte. In Metropolis, di Fritz Lang (1927), un robot sostituisce una donna carismatica per aizzare i proletari.

Isaac Asimov, grande scrittore di fantascienza, biochimico e divulgatore scientifico, ha inventato le “tre leggi della robotica”, che avrebbero dovuto regolare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nei robot.
Hal 9000 è l’Intelligenza Artificiale – in “2001: Odissea nello spazio” (1968), di Stanley Kubrick, scritto assieme ad Arthur C. Clarke – che si ribella ed è capace di uccidere per non essere disattivato.
Philip K. Dick, ispiratore di Blade Runner (Ridley Scott, 1982), ha disegnato un mondo dove gli androidi vorrebbero diventare umani e forse un po’ di più, perché il replicante Roy Batty prima di spegnersi (“è tempo di morire”) dice: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…”.

Ma esiste anche “l’intelligenza emotiva”, che prescinde dal calcolo, e allora il vero problema è se e quando le macchine o i robot, inizieranno a “sentire” le emozioni. Potranno innamorarsi, o farsi amare, come in “Lei” (“Her“, di Spike Jonze, con Joaquin Phoenix, 2013)? Oppure, partendo dal “cogito ergo sum” di Cartesio, acquisiranno la consapevolezza di esistere?
L’Intelligenza Artificiale (per fortuna?) non è infallibile, perché si inventa, per soddisfare le nostre richieste, libri che non esistono, fa errori e riproduce gli stereotipi dei suoi programmatori. Per questo, forse, i suoi stessi creatori chiedono una pausa di riflessione, perché la bravura dell’Intelligenza Artificiale nell’imitarci ci confonde e rischiamo di cadere in una realtà virtuale – come in Matrix (Andy e Larry Wachowski, 1999) – che sembra reale, proprio perché ci rassomiglia. L’Intelligenza Artificiale, grazie al riconoscimento facciale, utilizzato in Cina e proibito da poco nell’Unione europea, può diventare strumento di controllo e tirannide, ma non è colpa sua.
Di sicuro non dobbiamo reagire come i “luddisti”, che agli inizi del XIX secolo distruggevano le macchine che “rubavano” loro il lavoro. E se l’Intelligenza Artificiale, che rimane fondamentale nella ricerca scientifica, ci costringesse a diventare ancora più umani, più consapevoli e attenti nel distinguere tra “verità” e bugie? Se ci costringesse a ridefinire i tempi di lavoro degli esseri umani, liberati non solo dalla fatica fisica, ma anche dai lavori ripetitivi e poco “intelligenti”? Non sarà facile, ma ci si può provare.
PS. Questo articolo è stato scritto da un banalissimo essere umano… o forse no?
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati