E se il congresso dei pensionati Cgil
ospitasse un confronto Colla-Landini?
Saranno forse i pensionati a decretare la sorte della Cgil, alle prese con due candidature a segretario generale. I loro voti potrebbero essere determinanti nella scelta tra Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Il congresso dello Spi (sindacato pensionati italiani) sarà l’ultimo degli appuntamenti congressuali, prima del Congresso nazionale a Bari, dopo tutta la tornata che ha visto in campo categorie, camere del lavoro, regionali, organismi di base. I dirigenti dello Spi hanno scelto, per le giornate dal 9 all’11 gennaio, il Lingotto di Torino, un antico tempio del lavoro metalmeccanico oggi trasformato in un grande centro per eventi. Un simbolo di come cambino i tempi. Pensavo proprio a quel luogo (avevo vissuto 35 giorni da quelle parti, nel 1980, seguendo per l’”Unità” una drammatica sconfitta operaia), mentre ascoltavo ieri la conferenza stampa di Vincenzo Colla. Un ex operaio metalmeccanico anche lui. Parla con la pacata naturalezza emiliana che potrebbe rammentare il suo concittadino piacentino Bersani. Sia pure senza ricorrere alle immaginifiche parabole linguistiche dell’ex segretario del Pd.
Ero curioso di capire meglio la sostanza della divisione introdotta nella Cgil. Non sono stato soddisfatto. Certo Vincenzo Colla ha costruito un solido ragionamento, non contrapposto al documento che accomuna la Cgil e ha accennato a titoli che possono evocare differenziazioni come “infrastrutture, modello contrattuale, welfare, filiere innovative”. Ha sottolineato la necessità di saper rappresentare il pluralismo. Ma davvero tutto questo separa inesorabilmente le idee di Colla da quelle di Landini? Rispondendo poi a domande circa le appartenenze politiche, in riferimento alla vicinanza o meno col Pd o con la compagine giallo-verde, Colla ha negato una netta diversità di vedute. Anzi ha sottolineato l’importanza di una Cgil unita con Cisl e Uil nella annunciata mobilitazione contro la manovra di governo. Vien da pensare che quel che pesa non sono tanto le idee di Landini oggi, ma il suo passato e, in particolare, la storia e il percorso della Fiom sabattiniana . Quasi come se ci si aspettasse da lui una specie di abiura.Ecco perché verrebbe voglia di avanzare a Ivan Pedretti, un altro metalmeccanico che non ha avuto vita facile nella Fiom, oggi segretario generale dello Spi-Cgil, una proposta. Quella di organizzare al Lingotto, in quei giorni congressuali, un confronto chiarificatore tra Colla e Landini. Sarebbe un grande contributo a tutta la Cgil e anche a chi, pur non stando nel sindacato, cerca di capire ciò che sta succedendo in quello che rimane un pezzo fondamentale della sinistra sociale.
Verrebbe così chiarito quel tanto di mistero che circonda questa vicenda. Ho chiesto a un segretario confederale, Nino Baseotto, addetto all’organizzazione, se c’erano stati precedenti di scontri all’interno della segreteria cigiellina, tra i due contendenti. “Io non ho mai assistito” è stata la sua risposta, “nei due anni durante i quali prima è entrato Colla, poi Landini, a una discussione di merito in cui siano emerse differenze”. Non solo: “quella segreteria ha proposto con un lavoro collegiale e senza problemi, coordinato da Gianna Fracassi e da Maurizio Landini, un documento Congressuale unitario”.
Qualcuno ha anche scritto che la mossa di Colla sarebbe tesa a convincere la Cgil a costruire un gruppo dirigente maggiormente pluralista, rappresentante delle diverse sensibilità. La proposta di Susanna Camusso, formulata a suo tempo, a dire il vero riguardava non solo Landini come segretario generale ma anche la squadra composta dall’attuale segreteria. Segreteria che però “perderà” due elementi, ovvero la stessa Camusso e Franco Martini (per limiti di età). Quindi c’erano spazi per nuove immissioni. E per impedire esiti dannosi.
C’è ancora tempo per riparare. A meno che quelle che si fronteggiano, come qualcuno suggerisce, siano davvero due linee incompatibili. Simili a quelle che spesso si rintracciano nella sinistra politica. Tra massimalisti e riformisti come si diceva nel 900. Eppure i padri di questo sindacato, penso soprattutto a Bruno Trentin, hanno proprio cercato di superare tale antica dicotomia.
Bruno Ugolini
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