Il centro-sinistra
nella Kommunalka

Il centro-sinistra, l’ho scritto col trattino, potrebbe fare come in Russia. Non sto proponendo “l’elettrificazione più i soviet”. Lenin, pace all’anima sua, sta ancora lì nel Mausoleo.

Sto proponendo, cosa ancora più scandalosa, un modello abitativo che va dagli anni post-rivoluzionari fino alla seconda metà degli anni 80-90. Dico subito perché: credo che il campo – in cui ci sono tante forze e fra le maggiori quella diretta da Matteo Renzi e quella guidata da Pietro Grasso – sia pieno di macerie non rimuovibili.

Difficile anche solo immaginare soluzioni unitarie. Chi tocca quel filo che ricongiunge i due poli salta per aria. Non è detto che duri così a lungo, ma adesso, per i prossimi mesi, è così. Le due parti maggiori possono decidere di passare questo tempo a farsi la guerra, a insultarsi in tv, a contrapporre candidati forti a candidati forti nei collegi “nostri”, insomma a farsi del male.

Oppure possono scegliere di coabitare. Come in una Kommunalka. L’esempio può far venire in mente brutte cose. Gente costretta a stare insieme, che spesso si odiava, che viveva nella miseria ecc. ecc. La storia era questa ma anche un’altra. Di fronte all’affollarsi di nuovi cittadini, il regime sovietico sfrattò i proprietari dei vecchi appartamenti signorili e dette una stanza per ogni nucleo familiare. Bagno e cucina in comune.

La Kommunalka segnava fisicamente la distinzione fra i suoi abitanti: ogni stanza aveva spesso il suo campanello, c’erano tanti contatori elettrici per quante stanze erano occupate, c’erano regole per alternare l’uso degli spazi comuni e i turni di pulizia, di cucina, di uso del bagno. Nella maggioranza dei casi gli abitanti della kommunalka trovavano una forma di convivenza. Nota è la kommunalka in cui abitò Mikail Bulgakov e dove vissero anche Berlioz e altri artisti e che ora è diventata museo.

Date queste informazioni per i più giovani e per chi non ricorda, l’esempio è politicamente attuabile ed è l’unica ipotesi per evitare che ogni partito o partitino dell’ex centro-sinistra si guardi in cagnesco.

Da dove si può partire? Si può partire da un dato storico: gli abitanti della kommunalka politica non si considerano né amici né fratelli, ma devono stare assieme per fronteggiare altre kommunalke nemiche. Ognuno sarà libero di fare della sua stanza quel che crede e anche del suo tempo. Bisognerà regolare solo gli spazi comuni. E negli spazi comuni non intralciarsi.

Il primo spazio comune è il collegio elettorale. Lì bisognerà accordarsi per non pestarsi i piedi. Altra regola è smettere di urlarsi l’uno con l’altro. Danneggerebbe gli altri abitanti della kommunalka e sarebbe poco decoroso.

Insomma per la prima volta a sinistra si può tentare una strada che non prevede il “volemose bene”, anzi che parte dall’idea che “c’eravamo tanto odiati”. È ovvio che una Kommunalka funzionante non può avere un proprietario della stanza più grande (tipo Matteo Renzi) che vuole dettare le regole agli altri, che va a cucinare o nel cesso quando pare a lui. Deve coabitare. Con gli altri.

La Kommunalka ha questi vantaggi. Evita l’ipocrisia dei tentativi unitari che sono, allo stato dell’arte impossibili, evita di considerarsi un’unica famiglia perché visibilmente stiamo parlando di più famiglie, obbliga a darsi regole comuni per non distruggere l’appartamento.

Fuor di metafora Pd e Liberi e Uguali sono partiti distinti, non è alle viste alcun processo unitario. Non sappiamo neppure quanto vivranno perché può darsi che sarà un altro partito dopo il Pd e può anche darsi che a sinistra possa nascere una forza socialista autentica. Oggi è così. E allora Kommunalka per tutti.