E il rottamatore
resuscitò Berlusconi

Anche tra gli osservatori stranieri ci si interroga sul senso della inopinata rinascita dell’ex Cavaliere. Non mancano metafore misticheggianti di editorialisti così sorpresi dall’evento che rinviano al sovrannaturale. L’immortale Berlusconi è di nuovo in campo e però nulla di arcano si nasconde dietro la sua riapparizione che, con un populismo di “sostanza”, seduce anche Scalfari.
Forza Italia conta sul 14 per cento dei voti, secondo i sondaggi. Una cifra elettorale rilevante ma che non garantisce di per sé un ruolo politico decisivo. Ci ha pensato il Pd a promuovere l’ex Cavaliere come attore centrale, dettando sotto la “violenza” del voto di fiducia delle Camere una tecnica elettorale che proietta la destra al governo.

Incomprensibile è il calcolo strategico che ha spinto Renzi a siglare un accordo con Salvini e Berlusconi per disegnare la nuova legge “mista”, con una quota proporzionale e una parte maggioritaria senza possibilità di voto disgiunto. Ci sono nel meccanismo denominato Rosatellum due regali alla destra che paiono illogici.

Il primo offre la possibilità di stringere accordi coalizionali tra sigle eterogenee senza vincoli programmatici seri. Con un M5S che disdegna accordi con chiunque, e un Pd che versa in una condizione di quasi solitudine, cui cerca invano di rimediare con l’invenzione di liste civetta, solo Berlusconi trae vantaggio dalla facoltà divinatoria di mettersi insieme alla Lega e alla destra radicale sfiorando nelle stime delle agenzie il 36 per cento dei voti.

Il secondo regalo è connesso alla peculiare differenziazione territoriale italiana che attribuisce alle destre il monopolio della rappresentanza nelle regioni del nord e del centro-sud. Con il declino del Pd nelle aree un tempo rosse non è un miraggio per le destre aggiungere ai 140-150 seggi della quota proporzionale altri 160-170 deputati dei collegi uninominali e così aggiudicarsi Palazzo Chigi.

Il Pd, che gioca le sue carte bagnate presentandosi come ultimo ostacolo alla discesa dei barbari populisti, in realtà ha consegnato proprio alla coppia iperpopulista Berlusconi-Salvini la duplice arma contundente (collegi uninominali e coalizioni insincere) per sfondare. La Lega, grazie alla prevedibile conquista dei collegi del settentrione, avrà una rappresentanza parlamentare così ampia da infrangere in partenza il vago sogno renziano di approfittare del pareggio eventuale per stringere in aula grandi intese con l’ormai sdoganato Berlusconi.
Per un paradosso neppure così imprevedibile, il campione della rottamazione giovanilistica che ha umiliato (oltre ai tradizionali ceti politici) i simboli, i valori, la coalizione sociale della sinistra passerà alla storia per aver rivitalizzato un ultraottantenne che i drammatici fallimenti, e non solo la fedina giudiziaria macchiata, avevano consegnato all’oblio.