Pronti, via alla pappa precotta, via con le dichiarazioni lapidarie che ciascuno teneva nel cassetto, perché tutti sapevano come sarebbe andata a finire, ma chi se ne frega di saperlo prima, è il commento a posteriori che interessa, è lì che si gioca la partita, fuori dagli spogliatoi, sudati, coi capelli ancora appiccicati, col fragor di doccia che allegro e fumante scalda l’atmosfera.
In ordine casuale: cominciamo dal PD di Renzi in Sicilia, dal centrosinistra che ha saputo mettere assieme per il rinnovo dell’assemblea dell’isola. Tonfo, largamente previsto. E allora? Sarà mica colpa di Renzi, del candidato, delle forze che ha messo assieme? Certo che no! È stata la sinistra-sinistra che ha mortificato lo slancio elettorale puntando proprio sulla sconfitta del Pd, non giocando per vincere, ma per far perdere. Quindi, la sinistra-sinistra ha vinto facendo perdere Micari e convincendo più della metà dell’elettorato a starsene a casa.
Eccoci alla sinistra-sinistra (sia chiaro che queste nominazioni ci sembrano discretamente imbecilli, le usiamo come segno di una testimonianza rispettosa del vocabolario adottato dalle parti nella storia). E’ chiaro, per chi ha votato il buon Fava, che la partita è stata perduta da Renzi, dalle sue alleanze, dai suoi candidati, dalla sua ostilità nei confronti semplicemente della sinistra storica di questo Paese, dalla sua voglia di accasarsi con Berlusconi. Non è per nulla chiaro che comunque da questa presa di coscienza è uscito, per la parte in causa, un risultato elettorale pallido e assorto. Non è per nulla chiaro che senza unità, la sinistra è “un paradiso di bugie, quelle tue e quelle mie”, e, come cantava Guccini, “A culo tutto il resto”.
Che il male è iniziato anche dalla disgregazione del PD, questo non è chiaro, al massimo si tratta di un elemento trascurabile.
Così Trump, stessa voglia di affidarsi ad una visione delle cose che legittimi, dove sono attivi, insipienza e respiro corto, a qualunque costo lontano dall’autocritica, da una riflessione che ceda ad alcune evidenze incontestabili. Un tipo macella, per l’ennesima volta una trentina di persone, tra bimbi e nonni, col favore di un’arma d’assalto e lui, il presidente degli Usa, sostiene che è colpa della follia e che le armi non c’entrano niente.
Ancora, tornando in Italia: Grillo perde la partita, pur sostenuto da un consenso che pare gli affidi la palma di vincitori tra i partiti singoli. Gli brucerà? Intanto, però, conforta Di Maio nella sua scelta di disdire il suo impegno a comparire in tv con Renzi, sostenendo, grosso modo, che la cosa, a ragione veduta, non gli interessa più, perché non si confronta coi cadaveri. Ma ha perso, eccome: anzi, ha dato una grossa mano a Berlusconi a tornare in campo con ottime chance, ha perso di fronte a Berlusconi e alla destra nero-classic che si porta appresso, ma aveva altri obiettivi fondativi, doveva stroncare la sinistra, non la destra. Che gli frega del resto? Pensan tutti che la storia sia il prodotto di una serie di dichiarazioni messe agli atti. Pensano tutti che la storia sia come Facebook. Un post e via, “uan post for de past”, dove past sta per passato.
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