Contro i populisti nasca una nuova sinistra

A leggere le cronache della manifestazione dei Cinque Stelle a Roma, si capisce quanta delusione deve aver contagiato lo stato maggiore del Movimento per quel catino del Circo Massimo mezzo vuoto. Da Di Maio, che per nascondere la sparuta presenza dei militanti davanti al palco ha tirato fuori il peggio del peggio della retorica sul Grande Cambiamento al premier Giuseppe Conte che ha promesso lunga vita al suo governo fino a Beppe Grillo che, mostrando una manina, ha pensato bene di attaccare il presidente della Repubblica, accusato di avere “troppi poteri”. Si è fatto di tutto insomma per nascondere le difficoltà di un partito che doveva abolire la povertà e invece si ritrova a ingoiare un condono fiscale che premia gli evasori e, molto presto, ingoierà un decreto sicurezza in salsa leghista che dichiara guerra ai migranti attraverso pesanti restrizioni sul fronte dell’accoglienza, dei permessi di soggiorno, dell’asilo e della protezione umanitaria.

Tutto questo accade mentre la legge di bilancio riceve le dure osservazioni della Commissione europea per il pesante indebitamento che provoca, i mercati sono in agitazione, Moody’s declassa il nostro Paese, lo spread è ormai sopra i 300 punti e il “povero Conte”, come lo chiama il leghista Giancarlo Giorgetti, ha dovuto sopportare i rimbrotti dei suoi colleghi europei durante la tre giorni di vertici a Bruxelles. In mezzo il ridicolo “giallo della manina” che ha dato all’estero un’immagine del governo italiano a metà tra l’incompetenza e l’imbroglio e che ha messo un’ipoteca sulla tenuta della maggioranza non ancora completamente cancellata.

In questo quadro, già di per sé confuso e pericoloso per l’Italia, per i risparmi dei cittadini e per la stabilità economica, l’attacco di Grillo a Mattarella – anche se i vertici del Movimento sono stati costretti a prendere le distanze – non fa che aumentare la preoccupazione. Oggi il Quirinale è rimasto, infatti, l’unico baluardo contro l’improvvisazione di governo, contro i tentativi di scardinare l’Europa, contro il rischio di un’Italexit che a parole tutti escludono ma che aleggia pericolosamente sulla testa degli italiani. Il capo dello Stato nel corso degli ultimi mesi è stato costretto più volte a fissare alcuni paletti invalicabili della nostra Costituzione: la divisione dei poteri, il valore dell’accoglienza, l’uguaglianza di fronte alla legge, la libertà di stampa, la scelta europeista del nostro Paese. L’attacco del comico genovese quindi non è altro che un tentativo – un altro, dopo quello di Di Maio che qualche mese fa parlò di messa in stato di accusa del presidente – di minacciare l’uomo che quasi in solitudine cerca di difendere il sistema democratico dalle spallate dell’alleanza sfascista giallo-verde.

Per questo non c’è dubbio che difendere Sergio Mattarella dall’assalto di questa armata brancaleone è oggi il dovere principale di ogni democratico.

Ma basta questo a fermare l’ondata di demagogia e di pericoloso pressappochismo che rischia di affondare il Paese? Sicuramente no. C’è bisogno di altro. Di resistenza, certo. Se sarà necessario anche di disobbedienza civile, come ci suggerisce padre Alex Zanotelli. Ma soprattutto serve una nuova sinistra – quella che c’è è tramortita – che sia capace di scrivere un’altra storia rispetto a quella degli ultimi anni e che sappia uscire dal castello dei destini incrociati nel quale siamo tutti imprigionati, nessuno escluso, ormai da troppi mesi. Bisogna essere consapevoli che oggi non stiamo vivendo una normale fase di crisi. Siamo invece a un passaggio d’epoca che richiede nuovi strumenti, nuove idee, nuove mappe. E di conseguenza nuovi leader che sappiano interpretare la novità con la freschezza necessaria.

Fino a quando resteremo chiusi nel castello ad ascoltare le nostre orchestrine suonare le note che vogliamo sentir suonare – come è accaduto anche in questo week end – la destra populista e razzista avrà praterie immense nelle quali scorrazzare e lascerà cumuli di macerie al suo passaggio. Se invece avremo il coraggio di rischiare, di metterci in discussione, di incamminarci su nuovi sentieri e di non lasciarci incantare da chi ci ha portato fuori strada, allora ci accorgeremo che non è impossibile battere i populisti che minacciano il nostro Paese. No, non è per niente impossibile.