Ferrari
punto e a capo

Chissà come gli girano adesso, le balle. A Monza Sergio Marchionne usò l’espressione colorita per dire del suo disappunto sulla condotta delle Ferrari. Dopo Suzuka, ennesimo disastro, gli devono mulinare come una elica. Perché di errori ne ha fatti anche lui, evidentemente. Oltre a quelli di piloti, tecnici, e del team principal, Maurizio Arrivabene, chiamato tre anni fa a risollevare le sorti della scuderia. Non è stato così.

Pareva l’anno buono. Invece siamo punto e daccapo. La Ferrari non vince un titolo da troppo tempo. Finita l’era Schumacher e, ottenuta l’ultima vittoria (2007) proprio con Raikkonen, che oramai è una sorta di turista a bordo delle rosse (e non si capisce perché gli sia stato rinnovato il contratto), c’è stato un nuovo lungo digiuno. Dieci anni. Pochi in realtà se si considera che dal successo di Scheckter nel ’79 a quello di Schumi nel 2000 di anni magri ne passarono ben ventuno.

La seconda parte della stagione è stato un flop dietro l’altro, al contrario della prima parte. Doveva essere l’annata della riscossa. Anche perché non si possono ottenere a lungo buoni risultati sui mercati e pessime prestazioni in pista. Invece, a meno di una improbabile rimonta di Vettel nelle ultime 4 gare, Hamilton si avvia verso l’ennesimo trionfo, il quarto per il pilota inglese.

A Monza, ad inizio settembre, Marchionne serrò le mascelle e andò giù duro, cosa che gli riesce sempre bene: “Era quasi imbarazzante oggi – sbottò a fine gara –  la differenza tra Ferrari e Mercedes. Questa non è la vera Ferrari. Dobbiamo raddoppiare l’impegno”. E poi, quasi un anatema verso gli avversari che ha portato male: “Bisogna togliere il sorriso dalla faccia di questi qui, mi stanno girando le balle”.

Hamilton e la Mercedes si stanno sbellicando dalle risa.