Dialogo Pd e sindacati,
è l’ora di darsi
obiettivi concreti

C’era un volta la cosiddetta “cinghia di trasmissione”. Così molti giornali chiamavano il rapporto stabilito tra l’allora Partito Comunista e il più grande dei sindacati, la Cgil di Di Vittorio, Novella, Lama, Trentin. Con il sindacato accusato di seguire pedissequamente le scelte del partito. Anche se, in verità, non sempre le posizioni del PCI corrispondevano con quelle assunte dal sindacato. Ad esempio sulla repressione antioperaia del 1956 in Ungheria. Poi tutto è cambiato. Con la Cgil trentiniana (d’accordo con Cisl e Uil) che stabiliva ad esempio le “incompatibilità” tra cariche sindacali e cariche politiche. 

Veniamo ai tempi nostri, quando, con l’ultimo governo di centrosinistra é nata la cosiddetta “disintermediazione”. Un termine difficile che voleva dire semplicemente la necessità per un governo di decidere senza dialogare con i vari soggetti sociali, ovvero i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori. Molti, in questi ultimi mesi, hanno addebitato una delle cause delle brucianti sconfitte accumulate dal Pd, proprio a quella chiusura. Un metodo che aveva portato altresì al varo di provvedimenti, come il Jobs Act, assunti unilateralmente e giudicati, perlomeno dalla Cgil, dannosi per il mondo del lavoro e non atti ad incidere davvero sulla crescita produttiva. 

Ora forse si volta pagina. Il Pd di Zingaretti ha infatti voluto incontrare i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Un primo scambio di idee, un primo confronto. Non giunto a conclusioni comuni, ma, intanto l’affermazione di un comune rispetto. Niente più sarcasmi su soggetti giudicati come inutili fantasmi del 900,  ancora intenti a usare telefoni a gettone. Certo ha ragione Tommaso Nannicini quando, in un Tweet, ricorda vari incontri nel passato dei sindacati con Renzi e con Martina. Dimentica però di riflettere, ad esempio, sulla sostanza di quegli incontri, su quella teoria della “disintermediazione”, oppure su certe battute sprezzanti come quella che asseriva: “ha fatto più Marchionne dei sindacati”.  Ha invece ragione, sempre Nannicini, quando sostiene che il punto non è incontrarsi bensì “avere qualcosa da dire nella distinzione dei ruoli”. 

Ecco, la ripresa del dialogo sarà decisiva se porterà magari a qualche posizione comune su problemi impellenti. Come quelli che sono affiorati, stando alle cronache, in questo primo approccio: la vicenda del codice degli appalti che il governo in carica intende smantellare e la proposta di un salario minimo fatta propria dal Pd e invisa dai sindacati. Che invece puntano su salari minimi contrattuali, per non scardinare i contratti nazionali di lavoro. Un passo importante sarebbe, perciò, quello di approvare una legge sulla rappresentanza di lavoratori e imprenditori. Un modo per sbarrare la strada ai cosiddetti indegni  “contratti pirata”e per sfoltire un bosco fatto da oltre novecento contratti. 

Ma molti altri sono i punti (riassunti nella piattaforma unitaria che ha visto il sostegno imponente della manifestazione del 9 febbraio in piazza San Giovanni) sui quali sarebbe importante una mobilitazione comune tra sindacati e forze politiche che vogliano essere coerenti con impostazioni, diciamo così, di sinistra. Mobilitazione che per Cgil,  CISL e Uil proseguirà nelle prossime settimane ad esempio con una significativa manifestazione che avrà luogo a giugno non a caso nel Mezzogiorno, il luogo dove più si accentuano le contraddizioni sociali. 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CGIL_CISL_UIL
9 febbraio 2019. I volti e gli slogan di una grande manifestazione.
Foto di Umberto Verdat

Anche perché siamo di fronte a una prospettiva disastrosa per il Paese, come per ultima ha avvertito l’OCSE. Tra le proposte avanzate c’è quella, sottolineata da Maurizio Landini in un’intervista a “Repubblica”:  un tributo di equità contro le diseguaglianze per finanziare un piano straordinario di investimenti. I commentatori, intenti a spargere panico e paura, riassumeranno tale suggerimento nell’antica e minacciosa “patrimoniale”.  Mentre invece vuole essere, se abbiamo ben capito, qualcosa di ben diverso da un semplice “balzello”.

Non è possibile immaginare come andrà a finire questo ritrovato rapporto tra sindacati e Pd. È comunque positivo che una volta tanto si parli di obiettivi concreti. Io confesso di essere un po’ stanco dei ripetitivi sfoghi giustamente autocritici sugli errori del centro sinistra. Sarebbe ora di passare ai fatti, alle iniziative e alle proposte concrete. Non ci si può accontentare appunto degli sfoghi o degli appunti sulle varie fuoriuscite del centrodestra. Il rischio per chi non sta al governo e di lasciare lo scenario mass-mediatico nelle mani di Salvini e Di Maio che ogni giorno mettono in piedi un contrasto di posizioni. Un gioco delle parti che alla fine alimenta i titoli della grande comunicazione e basta. 

Sarebbe necessario imparare dal centrodestra che ha costruito il proprio consenso soprattutto puntando su obiettivi concreti anche se spesso illusori e sbagliati: la quota 100, il reddito di cittadinanza, lo sbarramento agli immigrati. Il centrosinistra potrebbe imboccare una strada altrettanto concreta. Magari rilanciando lo ius soli e altri obiettivi relativi al mondo del lavoro e alla necessità di opporsi alla “decrescita infelice”. Magari confrontandosi fino in fondo con quelli proposti dai sindacati.  Zingaretti in questo primo scambio di idee ha indicato a Cgil, Cisl e Uil un documento, in vista delle elezioni europee, per difendere e cambiare l’Europa. Sarebbe importante costruire un documento anche per difendere e cambiare l’Italia, visto i rischi che sta correndo.