Contro la teoria dello scontro di civiltà
“Averroè che il gran Comento feo”: così Dante lo ricorda e lo onora nel quarto Canto dell’Inferno, collocandolo nel Limbo insieme ad altri grandi filosofi pagani. Averroè sta per grande Ibn Rushd (Cordovva 1126 – Marrākesh 1198), scienziato e filosofo arabo; il “Comento” è la traduzione delle opere di Aristotele, che grazie a lui ci sono giunte.
Avicènna sta per Ibn Sina (Afshana, presso Buchara, 980 – Hdmadhān 1037). Fu un filosofo e medico musulmano di stirpe iranica, famoso per la sua opera, assai studiata nel Medioevo, “Il canone di medicina”, nella quale ordina le dottrine mediche di Ippocrate e Galeno e quelle biologiche di Aristotele.
La parola “algoritmo” è connessa con il grande matematico persiano al-Khwārizmī (Corasmia, 780 circa – 850 circa). La stessa parola “algebra” deriva dall’arabo الجبر, al-jabr, che indica una operazione usata per risolvere le equazioni di secondo grado, come descritto nel suo libro.
Questi sono solo alcuni esempi per capire quanto la cultura occidentale debba al mondo musulmano.
Il grande Imperatore Federico II fu affascinato dalla civiltà musulmana, che sopravanzava di gran lunga quella dell’Europa cristiana. Venne scomunicato da papa Gregorio IX perché continuava a rimandare la Crociata, e quando la condusse (sesta crociata, tra il 1228 e il 1229) fu l’unica crociata pacifica, risolta per vie diplomatiche, evitando lo scontro militare.
Non mancarono le vicende di segno opposto; ricordiamo solo la distruzione della grande Biblioteca di Alessandria per opera degli arabi, nel 646. Non fu certo la prima.
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Oggi molti credono, o vogliono farci credere, che sia in atto uno scontro di civiltà tra il mondo musulmano e il mondo occidentale (parzialmente) cristiano. A questo proposito è utile riprendere la relazione su International Terrorism and ISIS presentata dal Dottor Hussain Al Shahristani al Convegno organizzato dalla Unione Scienziati Per Il Disarmo (USPID) e dal movimento Pugwash a Castiglioncello (21-23 settembre 2017).
Il relatore ha ricoperto importanti ruoli nel governo del suo paese, l’Iraq, ha trascorso dieci anni nelle prigioni di Saddam Hussein ed è riuscito a fuggire.
“Dall’inizio di questo secolo il terrorismo ha provocato la morte di circa un quarto di milione di persone innocenti e il ferimento di altre 400000. Tre anni fa Daesh invase ampi territori, circa 100.000 chilometri quadrati, nel nord-est della Siria e nel nord-ovest dell’Iraq. Reclutò decine di migliaia di foreign fighters da 120 paesi. Abu Muhammad Al-Adnani dichiarò che il califfato si sarebbe espanso in tutto il Medio Oriente e in Europa. Daesh e i gruppi terroristici alleati si espansero in Libia, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Yemen, regioni del Sahara e dell’Asia Orientale.
L’organizzazione ha anche cellule dormienti in più di 50 paesi. Negli ultimi tre anni Daesh, Al Qaeda e i gruppi affiliati hanno eseguito 453.000 attentati in 25 paesi, uccidendo circa 117.000 persone innocenti, 30% Iracheni e 16% Afghani. Quando, un anno e mezzo fa, l’Iraq iniziò la campagna per liberare il paese da Daesh, c’erano circa 150.000 foreign fighters e 20.000 terroristi locali. Il costo umano per l’Iraq è stato di circa 34.000 civili e 11.000 combattenti. La sconfitta di Daesh e dei gruppi associati è prossima, ma la sconfitta militare non è sufficiente a eliminare la minaccia dei terroristi. La battaglia decisiva è ideologica e la responsabilità in primo luogo va al Mondo Musulmano e alle comunità Musulmane nel resto del mondo.
L’ideologia di Daesh, di Al Quaeda, dei Talebani e dei militanti Salafiti è una interpretazione estrema dell’Islam. Essa fu sostenuta da Ibn Abdul Wahhaab nel deserto arabico alla metà del XVII secolo. La diffusione del Wahabismo negli ultimi quarant’anni in alcuni paesi musulmani e tra le comunità di immigrati nell’Occidente è stata finanziata coi petrodollari. Per comprendere le cause del terrorismo Jiadista, e perché tanti giovani ne sono attratti dobbiamo risalire alle cause e capire cosa possiamo fare collettivamente per affrontare questa minaccia alla nostra umanità. Vari fattori danno origine a risentimento, radicalismo, violenza e terrorismo, in particolare tra i giovani. Esclusione politica, ingiusta distribuzione della ricchezza nazionale, mancanza di coesione sociale. E l’insegnamento dell’estremismo in nome della religione. Si ha così un terreno fertile per il reclutamento dei terroristi.
Questi gruppi di terroristi devono essere combattuti a tutti i livelli e non solo in Iraq, Siria, Libia o Afghanistan, ma in tutti i 120 paesi dove i nuovi jihadisti vengono reclutati. Gli stessi musulmani dovrebbero essere in prima linea. La responsabilità di prosciugare il terreno del reclutamento spetta in primo luogo ai musulmani stessi. La libertà di fede non deve essere usata come pretesto per invocare l’estremismo che porta al terrorismo.”
Questa relazione è importante per almeno due motivi. Le principali vittime del terrorismo sono nel mondo musulmano stesso, con buona pace dei sostenitori dello scontro di civiltà. La testimonianza di Al Shahristani risponde alla richiesta che spetta in primo luogo ai musulmani stessi isolare e combattere i terroristi.
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