Contro la nuova destra disobbedienza civile

Quando leggo il dibattito che sta riprendendo nella sinistra con l’emergere di vecchi leader, di posizioni già note e già bocciate, sia nell’area che una volta si sarebbe detta riformista sia in quella, oggi più affollata, radical, mi sembra che tutto questo nostro mondo non ha capito quello che sta succedendo. Non voglio spiegarlo io. Non è mio mestiere. Tuttavia c’è una leggiadria demente in questo discorrere di lotte per la segreteria del Pd, in questo nuovo dividersi pro o contro Renzi che lascia sbalorditi.

Per dirla con un concetto solo, si deve prendere atto che il vento di destra sta soffiando in tutto il mondo con prospettive drammatiche in Europa e senza trovare casematte difensive che possano resistere e dai cui ripartire.

Negli anni Trenta la Francia accoglieva i nostri antifascisti, poi c’erano la Gran Bretagna e soprattutto gli Stati Uniti e per i comunisti c’era l’Unione sovietica. La destra estremista di allora, che prese le forme del fascismo e del nazismo e che portò il mondo alla guerra, aveva avversari, divisi fra di loro, ma potenti tant’è che schiacciarono la destra. Oggi non è così. Persino il papa è sotto un assedio inusitato e sfrontato.

Questo cambio di scenario dovrebbe spingere tutti noi a mutare la nostra visione politica, a mettere, ad esempio, in primo piano ciò che unisce rispetto a  ciò he divide. E’ un’antica questione che fu affrontata dall’antifascismo ma anche dalla gioventù del sessantotto sul tema del Vietnam.

Mettere al primo posto ciò che unisce richiede un’operazione elementare di carattere psicologico, culturale e politico. In primo luogo è bene che tutti si convincano davvero che le ricette neo-liberiste sono state una sciagura e che la necessità di un nuovo protagonismo dello Stato nell’economia non coincide con le nazionalizzazioni.

In secondo luogo ci si deve convincere che le leadership attuali hanno fallito. Non c’è diritto di replica. C’è diritto a fare politica, a spingere la carretta ma la replica no. Infine che il paese oggi ha bisogno di una rete di associazioni e di iniziative che accolgano questi  primi risvegli di opinione pubblica.

Bisogna che qualcuno, e solo un partito può farlo, proponga alcune iniziativa di disubbidienza civile che portino alla luce la miseria dei governanti e il rischio democratico che ci fanno correre.

Io non so se questa operazione richiede un Fronte repubblicano o no, non so neppure se la direzione sarà di sinistra o moderata. So che bisogna andare verso quegli approdi. Sapendo che la sinistra deve essere più radicale di ieri ma non immaginare di tornare all’ “elettrificazione più i soviet” e che il mondo moderato deve dare rappresentanza a una borghesia spiaggiata che si vede minacciata da una pressione vandeana  piena di rancori sociali che sono altra cosa dalla lotta di classe.

Se guardo al palcoscenico della sinistra mondiale vedo che si sono bruciati o che sono stati accantonati o che si sono fatti da parte molti leader. Qui nessuno molla. Forse il problema è tutto qui.