Concessioni balneari, Mattarella scompagina i piani del governo
Il Decreto Milleproroghe, approvato dal governo giovedì 23 febbraio, nella parte riguardante i concessionari del demanio marittimo balneare, ovvero le spiagge, “è in contrasto con il diritto europeo e con sentenze della magistratura”. Firmato Sergio Mattarella.
Il DL ha prorogato al 31 dicembre 2024 tutte le concessioni.
Ma è palese la violazione della Direttiva servizi della Ue, la cosiddetta Bolkestein, che considera il demanio un bene comune di significativa importanza sociale e ne prevede lo sfruttamento economico tramite aggiudicazione con gare ad evidenza pubblica e attribuzioni che non possono perpetuarsi per periodi senza limite di tempo (ci sono famiglie che hanno concessioni da mezzo secolo ed oltre).
Il Decreto Milleproroghe firmato “con riserva”
Il Capo dello Stato ha tuttavia firmato il Decreto Legge, seppur con riserva, perché interviene su numerosi altri aspetti e il rinvio alle Camere “farebbe, inevitabilmente, venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il Decreto Legge contiene, determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme”. Tradotto: avete fatto i furbi inserendo i balneari nel Decreto Milleproroghe perché eravate consapevoli che un DL specifico non lo avrei controfirmato, ma sappiate che quella norma è illegittima. E lo è su più aspetti, tutti di estrema delicatezza: oltre al contrasto col diritto comunitario e con una quasi infinita casistica di pronunciamenti della magistratura, introduce elementi tali da “dare luogo a lunghi e paralizzanti contenziosi giudiziari”.
La lettera di Mattarella ha per destinatari i presidenti delle Camere La Russa e Fontana e la presidente del Consiglio Meloni.
Di fatto la forzatura del governo sui concessionari di spiaggia, fortemente voluta da Forza Italia e Lega, pare essere finita su un binario morto. Ed è evidente che “i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”.
In altri termini Mattarella avvisa tutti, governo e Camere, che a questo punto l’Italia corre il serio rischio di incappare in una procedura di infrazione europea che costerebbe carissima, fino addirittura a mettere in discussione il meccanismo di distribuzione dei fondi del Pnrr.
La domanda sottintesa è: ne vale la pena?

(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
No, non ne vale assolutamente la pena da qualunque parte si guardi la materia.
Un Paese ostaggio di poche migliaia di persone
Proprio giovedì, in contemporanea con l’approvazione del decreto Milleproroghe, uno studio di Nomisma chiariva i veri numeri dei concessionari di spiaggia. Parliamo di 15mila “lotti” ma le imprese sono 6592, quindi una buona parte ha concessioni multiple. Gli addetti che vi lavorano, ovviamente in forma stagionale, sono 60mila e di questi 43mila sono dipendenti.
La destra aveva sempre sostenuto numeri gonfiati: 30mila imprese balneari con 300mila lavoratori coinvolti.
“In sostanza meno di 20mila persone tengono in ostaggio un intero Paese”, dice Maurizio Melucci, ex assessore regionale al Turismo dell’Emilia-Romagna da sempre schierato sul fronte delle concessione del demanio mediante gara. Le 6592 imprese concessionarie di spiagge fatturano oltre 2 miliardi (in un settore dove il nero è altissimo e quella cifra probabilmente va moltiplicata almeno per cinque) e pagano canoni per complessivi 100 milioni di euro. Una vergogna nazionale.
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