Complotto contro il giornalista amico di Putin? “Colpa di Kiev”
Vladimir Solovyov, 59 anni, showman tv, giornalista eclettico, è soprattutto un cantore di Putin. E, dunque, non meravigli che ieri il presidente russo sia andato nella grande sala della procura generale di Mosca per denunciare che un gruppo armato nazista voleva assassinare proprio il suo amico facendolo saltare in aria dentro la sua auto. L’annuncio ha fatto, indubbiamente, sensazione. Di certo, un gesto voluto, studiato. Solovyov non è uno qualsiasi. È un personaggio di primo piano, divenuto popolare, almeno quanto il suo mentore, per via delle scoppiettanti esibizioni televisive. E ciò da parecchi anni a questa parte ma soprattutto negli ultimi mesi, dall’inizio della guerra contro l’Ucraina. Va da sé che Solovyov può considerarsi a pieno titolo come uno dei “nasci”. Uno dei nostri. Uno della squadra del Cremlino. Tra i colpiti dalla sanzioni occidentali (da noi, in Italia, una bella villa a Como). Per questa ragione l’aver, Putin, deciso di utilizzarlo per un’operazione politica, è comprensibile.
“Potere Bianco”
Intanto la scena. Putin è sul palco della Procura, un ambiente austero, da solennità molto sovietica e ad un certo punto svela l’inchiesta della magistratura e il risultato dell’azione: sei arrestati, sei “nazisti” del Movimento nazional socialista “Potere Bianco”, roba americana. Gente, si saprà poi da un comunicato del ministero dell’Interno, armata sino ai denti: otto bombe Molotov, sei pistole Makarov, un fucile da caccia a canna rigata, una granata RGD-5, oltre mille cartucce di vario calibro, droga, simboli e pubblicazioni di stampo nazista. Insomma, un commando vero e proprio che sarebbe entrato in azione nel cuore della capitale russa. E, a quanto pare, con l’obiettivo di eliminare non soltanto Solovyov ma anche altri giornalisti molto in vista: Margarita Simonyan, Tigran Keosayan, Dmitry Kiselev, Olga Skabeyeva, Yevgeny Popov.
“Prove schiaccianti”
Forse è lo stesso Putin che prova a dare una risposta. Che arriva ai russi dai telegiornali. Ammette che la vicenda è la prova che qualcuno vuole “arroventare il clima” e “disgregare la Russia dall’interno”. Lo fa riferendosi al fallito attentato ma nello stesso momento in cui si alza forte la polemica per la presenza a Kiev del segretario di Stato americano e del capo del Pentagono. Non a caso la portavoce del ministero degli esteri, la dura Zakharova, si scaglia contro Kiev accusandola d’aver lasciato cadere tutte le occasioni per arrivare ad una composizione dello scontro. Davanti al procuratore generale Igor Krasnov, Putin parla di prove “schiaccianti” contro il commando e l’ufficio stampa dell’FSB (ex Kgb) prontamente mette in circolazione un video che mostra le fasi della cattura: l’irruzione notturna delle forze speciali russe in un appartamento di Mosca, la cattura di alcuni uomini del commando che vengono immobilizzati a terra, seminudi, ammanettati e poi portati via, con due di loro che rispondono alle domande confessando di voler ammazzare Solovyov. Tutto un po’ rozzo, dal punto di vista delle procedure ma, evidentemente, serviva per far ascoltare in tv la confessione, compresa l’ammissione sui mandanti individuati nei servizi di sicurezza ucraini. “È tutto molto evidente – ha commentato con ironia il giornalista- io sono uno dei preferiti di Zelensky, lo tengo molto occupato. Forse lui ce l’ha con me perché non gli abbiamo dato un programma e, allora, senza talento poteva solo fare il presidente dell’Ucraina”.

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