Colla si candida contro Landini
La Cgil rischia di spaccarsi in due
Molti avevano sperato, fino all’ultimo, che la Cgil potesse andare unita, superando i contrasti, al Congresso che si terrà a Bari a fine gennaio. Non sarà così. Il segretario confederale Vincenzo Colla, dopo aver a lungo esitato, senza dichiarare la propria disponibilità né ai congressi di base, né ai congressi delle strutture (Camere del lavoro, regionali) ha ieri espresso la propria volontà. Ha detto, nel corso di una seduta straordinaria del Comitato Direttivo confederale, che intende presentarsi come candidato a ricoprire la carica di segretario generale della Cgil, all’assemblea che concluderà il Congresso nazionale. I delegati dovranno così scegliere tra lui o Maurizio Landini, il candidato proposto da Susanna Camusso e da 7 membri della segreteria confederale su 9, dopo una lunga consultazione promossa dalla stessa Camusso.
Eppure sembrava che Colla non intendesse seguire le pressioni di alcuni segretari di categoria come Miceli (chimici-tessili-energia), come Genovesi (edili e lapidei), come Pedretti (pensionati), Fabrizio Solari (comunicazioni), Malorgio (trasporti). Anzi aveva ripetutamente dichiarato che mai avrebbe agito in modo da provocare divisioni. Eppure così ineluttabilmente sarà. La Cgil, per la prima volta nella sua storia, rischia una spaccatura verticale sulla scelta del gruppo dirigente. Certo ci sarà un vincitore, magari di stretta maggioranza. Per Landini contano le tante categorie favorevoli (metalmeccanici, commercio, atipici e precari, lavoratori della conoscenza, funzione pubblica, bancari, agroindustria). Sarà però decisivo il voto dei pensionati che terranno il loro congresso dal 9 all’11 gennaio a Torino e rappresentano circa la metà degli iscritti alla confederazione.
Qualcuno potrebbe giudicarla una novità al passo coi tempi, anche se non siamo difronte a tempi eclatanti. L’effetto delle due candidature che non nascono attorno a mozioni politiche diverse, può essere infatti pernicioso. Un attento osservatore come Massimo Mascini, pur essendo favorevole a Colla ha osservato sul “Diario del lavoro” come la Cgil possa vivere una situazione simile a quella che sta sperimentando la Confindustria. Ha scritto Mascini: “Il punto è che non è possibile, o certamente molto difficile, guidare la confederazione avendo solo la metà o la metà più uno dei voti necessari. Qualsiasi organismo in questa situazione non può che essere debole. Lo dimostrano le vicende di Confindustria, che ha eletto il proprio presidente per due volte con una maggioranza minima e ha avuto e ha grandi difficoltà a gestire la politica confederale”.
Oltretutto continua a rimanere pressoché oscuro ciò che veramente divide Colla da Landini. Quest’ultimo è stato il fautore di apporti decisivi per la costruzione dei documenti sui quali si schiera la stragrande maggioranza della Cgil. Anche ripensando certe sue prese di posizione del passato. Non può bastare a decretare il suo ostracismo la rievocazione di certi rapporti difficili in Fiom con stimati dirigenti quali Gaetano Sateriale e Fausto Durante. Oppure puntando il dito su scelte Fiom (il no alla Tav, il welfare contrattuale).
Un po’ di acqua sul fuoco l’ha gettata lo stesso Vincenzo Colla, osservando, nello spiegare la sua scelta, come da più parti “si è indicato che una pluralità di opzioni per la Segretaria Generale della Confederazione possa rappresentare un percorso non solo legittimo ma positivo, un elemento che arricchisce il pluralismo e i meccanismi democratici della Cgil”. Non nega di aver “vissuto con sofferenza questa fase” credendo fortemente “che i principi dell’unità dell’organizzazione e della necessità di sintesi siano sempre più importanti oggi con il riemergere di rigurgiti fascisti e razzisti che provano a mettere in discussione nel Paese quei valori di democrazia, libertà e solidarietà, che sono fondanti della Cgil”. Colla pensa però che “sia giusto mettere l’esperienza di direzione soprattutto confederale accumulata in questi anni a disposizione di tutte le compagne e tutti i compagni della Cgil”. Sottolinea l’esigenza di rispettare “le differenze culturali e sindacali che ci attraversano” con un confronto tra posizioni differenti o alternative”. Insomma è possibile “avere candidature diverse, ma dobbiamo avere la capacità e l’ostinazione di mettere in campo ogni iniziativa e pratica per giungere alla sintesi”.
E se qualcuno gli obietta che c’è già un documento comune lui risponde che lo considera solo un punto di partenza: “esistono molte possibili declinazioni, priorità, modalità attuative da svolgere sempre nella collegialità e nel rigoroso rispetto dei tanti pluralismi che vivono all’interno della Cgil”. Quali sono queste differenze? Colla elenca: politiche contrattuali, modello di sviluppo e infrastrutture, rapporti unitari, autonomia, rapporto con la rappresentanza politica e associativa, welfare contrattuale, modello di confederalità. Quasi tutto insomma.Vien da pensare che bisognerebbe rifare il congresso dall’inizio.
Ad ogni modo Colla conclude assicurando che “il nuovo segretario generale eletto, sarà per tutti la nostra o il nostro Segretario generale, prescindendo dal nome”. Con una citazione singolare: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”. Era una frase di Enrico Berlinguer. Vien da ripensare a quella volta che Luciano Lama dovette obbedire ad Enrico. Fu sul referendum per i 4 punti di scala mobile. C’era il Pci. Altri tempi. Oggi la Cgil è sola.
Quel che più colpisce in questo nuovo passaggio è anche il fatto che la candidatura ufficiale di Vincenzo Colla, l’inizio di una vera e propria “conta”, sconfessa Susanna Camusso. E’ ferita l’eredità di una donna che in tempi difficili ha retto il timone di un’organizzazione che finora si è salvata dalla tempesta, mentre tutto intorno andava al macero o quasi.
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