Chi ha armato
la mano dell’assassino
di Ercolano

Perché un incensurato prende la pistola, spara 11 volte e uccide due ragazzi che non avevano nessuna colpa passata e nessuna intenzione presente di nuocergli? La notte folle del camionista di Ercolano è figlia dei tempi, figlia di una realtà percepita in modo distorto e con l’incubo del presunto pericolo in agguato dietro l’angolo o – come nel caso specifico – dentro una utilitaria. Le cronache ci hanno raccontato tutto della morte di Tullio Pagliaro, 27 anni e Giuseppe Fusella, 26, normali giovani di Portici reduci da una normale partita a calcetto e in cerca del luogo dell’appuntamento con altri amici. L’app di navigazione del cellulare li aveva portati nel posto sbagliato al momento sbagliato, davanti alla casa di una persona (Vincenzo Palumbo, 53 anni) turbata per un furto subito di recente. La Procura della Repubblica, che ha fatto arrestare l’uomo, si è espressa in questo modo: “La dinamica dei fatti, per il numero, la sequenza e la direzione dei colpi esplosi (dall’alto verso il basso, mentre l’auto si allontanava lentamente, ndr), così come ricostruita attraverso le indagini fin qui svolte, appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta dei giovani”.

Il clima creato dalla destra

Ora che sappiamo tutto dell’episodio e che il destino dello sparatore verrà deciso in un’aula di giustizia, sarà anche il caso di interrogarsi sul particolare clima d’odio e di insicurezza che arma le persone, sul perché il terribile duplice omicidio sia stato già retrocesso alla sola cronaca nera da un sistema informativo che ha smesso di scavare, indagare, interrogare, chiedere conto, che ha consentito ai solitamente ciarlieri Salvini e Meloni di svicolare. Ma una parte consistente della politica ha responsabilità enormi: da quando la destra ha scoperto, e sono alcuni decenni, che la paura è una merce spendibile facilmente per ricevere in cambio consenso, si avventa con regolarità su ogni episodio border line per invocare la sacralità della legittima difesa. Peraltro la modifica, nel 2019, della legge ha stabilito che “chi compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere» nel proprio domicilio, “agisce sempre in stato di legittima difesa”, essendo “sempre” sussistente il rapporto di proporzionalità tra la difesa e l’offesa. All’abitazione, insomma, viene attribuita una sacralità che la rende, entro certi limiti, territorio franco. Non è il caso, ovviamente, dell’episodio di Ercolano ma prima di adesso non c’è stato pistolero che non abbia ricevuto dosi più o meno robuste di solidarietà da Lega e Fratelli d’Italia ad ogni rapina accompagnata da una scia di sangue o da violenza contro le vittime.

Il precedente dell’assessore sceriffo

Anche l’assessore sceriffo di Voghera, che girava armato di pistola caricata con proiettili modificati vietati anche in guerra, giustiziere in piazza la scorsa estate di un immigrato molesto, è stato difeso dal suo partito – la Lega – senza mai un dubbio: «È normale girare con un’arma? Se il porto d’armi lo hanno 1 milione e 300mila italiani, certificati da questure e prefetture, allora sì», disse Salvini.

In effetti, le licenze per il porto d’armi sono quasi un milione e trecentomila, in crescita costante (dieci anni fa erano centomila in meno). La metà sono per la caccia, il 45% per attività sportiva, una piccola quota per altri motivi e solo l’1,2% per difesa personale. Ma tutte, ovviamente, possono fare male. E sulla loro diffusione e il loro uso non sono indifferenti le parole della politica. Se la parola d’ordine è “a brigante, brigante e mezzo” bisogna mettere in conto che chiunque può trovarsi sulla linea di tiro di qualche giustiziere fai-da-te.

Eppure il trend dei reati da molto tempo è in calo, e non di poco: da agosto 2020 a luglio 2021 il Viminale ha contato 1.875.038 reati contro 2.019.277 dello stesso periodo 2019-2020 (-7,1%), i furti sono calati da 836,879 a 730.061 (-12,8%), gli omicidi sono a quota 275 contro 296 (6,4%) e le rapine 19.975 contro 20.768 (-3,8%). Gli stessi furti in casa sono in calo, 10,3 ogni mille famiglie che comunque corrispondono ad un numero significativo (poco meno di 200 mila persone visitate dai ladri in un anno). Però i due giovani di Portici non erano ladri e chi ha tolto loro la vita non era una vittima che doveva legittimamente difendersi.