Città della scienza sei anni dopo il rogo
Le colpe di istituzioni e sinistra

Il 4 marzo 2013, sei anni fa, qualcuno ha appiccato il fuoco con precisione chirurgica allo science center, il museo interattivo della Città della Scienza di Napoli. Non sappiamo ancora di chi fosse la mano criminale e perché abbia provocato quel terribile incendio doloso. Terribile non solo per i danni tangibili causati: quello andato in fumo era uno dei primi e maggiori musei hands ond’Europa. Ma terribile anche e forse soprattutto per il messaggio che l’attacco col fuoco conteneva: no alla conoscenza come leva dello sviluppo sostenibile di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia. Già, perché questa era la missione che Vittorio Silvestrini si era dato fondando la Città della Scienza: proporre un modello di sviluppo sostenibile per il meridione fondato sulla conoscenza. L’unico possibile.

La mattina dopo l’incendio, il 5 marzo di sei anni fa, assistemmo a una splendida risposta popolare e, insieme, intellettuale. Decine di migliaia di persone a Napoli si portarono a Via Coroglio, dove ha sede la Città della Scienza, per esprimere tutta la loro solidarietà a Vittorio Silvestrini e ai suoi collaboratori. Nel medesimo tempo uomini di scienza e, più in generale, di cultura da tutto il mondo facevano altrettanto: la Città della Scienza, dicevano, è insieme un presidio di legalità e di conoscenza.

Quegli attestati diedero una motivazione forte a Vittorio Silvestrini e i circa cento tra dirigenti e lavoratori di Città della Scienza per annunciare, tempestivamente, la volontà di ricostruire. Chiunque siano i nostri nemici, dicevano, non l’avranno vinta. Alle pronte parole seguirono i fatti. In pochissimo tempo la Fondazione IDIS che gestisce la Città della Scienza bandì un concorso – rigorosamente anonimo in tutte le fasi fino alla scelta definitiva – per il miglior progetto di ricostruzione del Museo (o meglio, dello Science Center, un museo interattivo), lì dove la manina criminale lo aveva distrutto. Parteciparono in circa cento, compresi noti studi di architettura. Vinsero due giovani (un napoletano e un veneziano). Che bel messaggio: anche a Napoli si poteva andare oltre le clientele. Non è scritto che nel Mezzogiorno debbano prevalere sempre gli amici degli amici.

Poi arriva la sinistra. Sì, duole dirlo – eccome se duole – ma è principalmente a causa della sinistra, nelle sue svariate articolazioni, se a sei anni di distanza non solo la ricostruzione non è mai iniziata, ma neppure si sa se e dove si restituirà alla Città della Scienza la sua identità.

Le colpe della sinistra sono quasi equanimemente distribuite tra il governo centrale, la Regione, il Comune, i movimenti di base. Non che queste varie articolazioni siano state in combutta. Anzi, hanno assunto le posizioni le più diverse. Ma queste azioni parallele e indipendenti hanno finito, per dirla con Aldo Moro, per convergere. Solo che le convergenze parallele dello statista barese miravano a costruire nuovi equilibri politici. Le convergenze parallele della sinistra a Napoli ha mirato, riuscendoci, a distruggere un luogo e un messaggio.

Non entriamo nei dettagli. Ma una ricostruzione a volo d’uccello è d’obbligo. Partiamo dal governo centrale. In particolare quello diretto da Matteo Renzi. Con una mano (quella di Del Rio) lavorava per finanziare la ricostruzione con una somma persino esagerata (superiore ai 50 milioni di euro), con l’altra si programmava una bonifica e ricostruzione dell’aera di Bagnoli (che è un Sito di interesse nazionale da bonificare per l’alto tasso di inquinamento) in cui la Città della Scienza semplicemente non c’era. Non lì dove insiste, almeno. Risultato né la bonifica dell’area ex Italsider né la ricostruzione sono mai iniziate. Sia detto per inciso: il silenzio del nuovo governo del (non) cambiamento sul futuro di Città della Scienza è assordante. Nulla è cambiato. Quindi qualcosa è peggiorato.

Ecco, poi, la Regione. Che è tra i Soci fondatori di Città della Scienza. Ci sono colpe che risalgano, certo, all’amministrazione di centrodestra. Ma quella dell’amministrazione di centrosinistra, diretta da Vincenzo De Luca, sono di gran lunga maggiori. Veniamo al risultato netto: non solo non conosciamo se, quando e dove la ricostruzione verràr ealizzata. Ma la Città della Scienza è commissariata da quasi due anni: da un commissario, nominato da De Luca. Ottima persona, ma cui la Regione non ha dato gli strumenti per operare. Un commissario a mani nude. Risultato: le attività del principale museo interattivo del Mezzogiorno sono ridotte al minimo, si basano solo sulla volontà a tratti eroica dei lavoratori (che vantano, si far per dire, otto stipendi mensili di arretrato), manca un progetto strategico fatto proprio dall’istituzione. Insomma, la paralisi: dovuta a chi pretende di gestire e non gestisce.

Ora tocca al comune. Altro profilo politico, quello del sindaco movimentista Luigi De Magistris. Ha fatto di tutto per impedire che la ricostruzione avvenisse lì dove lo science center è andato distrutto. C’è riuscito. Purtroppo. Peccato che non abbia saputoindicare né i tempi né gli spazi dove ricostruire. Meglio un fiore morto, che uno sbocciato di nuovo in riva al mare.

Non sono da meno alcuni movimenti di base – sia ambientalisti che di sinistra radicale – che operano a Napoli e in particolare a Bagnoli, ma che fanno riferimento a intellettuali di valenza nazionale. In nome di una (presunta) integrità del territorio si battano da sei anni perché la Città della scienza distrutta non venga ricostruita così com’era e la parte rimasta intatta trasmigri altrove.

Come si vede, le ottiche sono diverse. Ma tutte da sei anni convergono nell’obiettivo da bravi: questo matrimonio (tra conoscenza scientifica e città di Napoli) non s’ha da fare. Nessuno spiega quale deve essere il futuro della città.

Certo, nella crisi di Città della Scienza c’è anche una componente interna. Una divisione tra il gruppo dirigente che si protrae senza soluzione da troppo tempo. Nessuna assoluzione per le colpe soggettive. Ma è chiaro che le divisioni interne sono il frutto avvelenato di una crisi che nasce dall’esterno, di cui la sinistra – nelle sue varie articolazioni e nei suoi vari colori – è il principale responsabile.

Potrebbe apparire una correlazione azzardata. Ma il sesto anniversario dell’incendio di Città della Scienza si lega all’elezione di Nicola Zingaretti a segretario del Partito Democratico che si pone come alternativa ai governi di Lega e Cinque Stelle. Sarebbe un segnale davvero importante se nella strategia di ricostruzione della sinistra Zingaretti trovasse, al più presto, il tempo di passare per Bagnoli e affrontare in concreto il tema della ricostruzione della Città della Scienza. Sarebbe un concreto atto di solidarietà a un presidio di cultura e legalità in un’area a rischio. Ma sarebbe, soprattutto, un messaggio al popolo della sinistra: il rapporto tra conoscenza, solidarietà e sviluppo del Mezzogiorno e del paese intero è imprescindibile.