Cinquanta sfumature di (gilè) giallo
Probabilmente non bastano cinquanta sfumature di giallo per descrivere la protesta dei gilè francesi. E’ un aiuto la ricerca condotta dal politologo Jérôme Fourquet e dal geografo e cartografo Sylvain Manternach per la Fondazione Jean-Jaurés, intitolata allo storico della rivoluzione francese, leader socialista e pacifista assassinato da un fanatico nel 1914.
Ormai per nove fine-settimana questo movimento di protesta ha fatto sentire la sua voce. Lo studio cerca di dare alcune prime risposte: chi sostiene quest’onda gialla, su quale terreno è cresciuta, quali sono le basi sociologiche e territoriali del movimento. Si dice spesso che la Francia non è Parigi, ed i gilè gialli sono forse la più importante, contemporanea dimostrazione di quanto contino i piccoli centri, la campagna e quella malcontenta terra di nessuno che non è ancora città, ma non è più nemmeno zona agricola.
Un primo segnale di protesta nelle aree rurali si avverte il primo luglio scorso, quando entra in vigore il limite di velocità di 80 chilometri all’ora. “Si tengono incontri contro questo limite- scrivono Jerome Fourquet e Sylvain Manternach – prefigurando molti blocchi dei gilè gialli”. La cartina geografica e la demografia fanno capire la crescita della rivolta nata contro l’aumento della tassa sul gasolio decisa dal governo per diminuire le emissioni. “Solo la metà delle famiglie che vive a meno di dieci chilometri da un centro urbano – osservano gli studiosi della Fondazione Jean-Jaurés – possiede un’auto a motore diesel. Ma ben il 68% di chi abita oltre i dieci chilometri dalla città utilizza un veicolo Diesel. E questa percentuale sale al 77% nel caso delle famiglie residenti a più di sessanta chilometri da un centro”.
La conclusione di questo primo capitolo colpisce: “Il prezzo del combustibile appare nella nostra società importante come era, sotto l’Ancien Régime, quello della farina”.
E’ centrale la dipendenza dall’auto o dal veicolo di lavoro nella vita di ogni giorno. La percentuale di generici consensi alla rivolta è oscillata in queste settimane tra il 60% e il 70%. L’incasso politico al momento appare a favore del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, anche se una fetta non da poco, secondo la ricerca, va assegnata anche a La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. La controprova è che la più bassa densità di blocchi stradali dei manifestanti si registra nei dipartimenti che hanno votato Macron massicciamente (Aveyron, Cantal, Corrèze). Fa eccezione la Vandea, dove Macron aveva avuto un buon risultato. Eppure anche qui vi sono ben 15 blocchi o punti di riunione dei gilè gialli.
Tre milioni di utenti hanno sottoscritto le richieste dei gilè gialli su Facebook. Un click non costa poi tanta fatica, anche se è un indice, una tendenza che merita considerazione. Le più numerose manifestazioni invece non hanno mai superato i 300.000 partecipanti, assai meno di quanto i sindacati tradizionali abbiano portato in piazza in iniziative organizzate contro provvedimenti sociali giudicati iniqui. Da protesta limitata alla tassa sui combustibili la rivolta si è mutata in un fronte di opposizione a Macron, che avrebbe deluso le aspettative di equità.
I leader dei gilè gialli esprimono ben più di 50 sfumature di giallo. E’ difficile trovare due rappresentati del movimento vagamente assimilabili. Eric Drouet è un camionista della Senna e Marna che si qualifica apolitico e parla ai sostenitori dal suo Tir. Priscilla Lusosky, 33 anni, manager di siti internet, è quella che ha lanciato la petizione e ha indicato alcuni modi per ridurre le emissioni senza aumentare il prezzo del gasolio. Jacline Mouraud, 51 anni, della Bretagna, ipnoterapista, fa parte dei “gilè gialli liberi” e definisce l’intero fenomeno “un fatto di buon senso, senza etichette, con idee nuove e costruttive per il Paese”. Christophe Dettinger, 37 anni, è un ex campione di pugilato e ha preso a pugni un poliziotto in servizio antisommossa. Sarà processato il 13 febbraio, ha già ricevuto 117.000 euro di donazioni fino alla chiusura del sito per la raccolta. Benjamin Cauchy, 38 anni, è un dirigente del settore commerciale a Tolosa, da studente era un leader dell’estrema destra, avrebbe simpatie per il partito nazionalista Debout La France e invoca un ritorno all’ordine. Ingrid Levavasseur è una madre single con due bambini, vive in Normandia, era felice di essere stata nominata reporter pagata per raccontare il movimento su alcuni media, ma i gilè gialli hanno subito bloccato, con costernazione della signora Levavasseur, una collaborazione pagata che “utilizzava la protesta”.
Al netto dei teppisti che hanno fatto tanti danni i gilè gialli restano un mistero. Non per la loro variegata identità, né per la proverbiale testardaggine della provincia, ma perché stanno riuscendo a tenere sulla corda il governo ormai da due mesi e mezzo.
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