Ci ragiono e canto. La festa della Lega di cultura popolare di Piadena

Tra pensieri e canti, eppure è una festa. Dopo tre anni, colpa del Covid, è tornata la festa della Lega di cultura popolare di Piadena. E subito scava alle radici. E’ il centenario dalla nascita di Gianni Bosio, che ha lasciato qui moltissime tracce, insieme a Mario Lodi, il cui centenario è appena passato.

Due intellettuali diversi, che si sono incontrati e, sul campo, hanno lavorato in parallelo. Sulla musica e la cultura popolare il primo, sulla didattica e la pedagogia popolare l’altro. Insieme, sulla lettura e l’interpretazione del mondo visto dal basso, dalle classi subalterne.
Festa della Lega di cultura popolare di PiadenaChe poi, a vederle da vicino, non sono subalterne affatto. Sviluppano una loro originale cultura, materiale e di pensiero. Desideri, passioni, azioni, idee di futuro. Solidarietà, anche, tanta. Con gli operai in lotta – ad esempio quelli della Gkn di Campi Bisenzio, ex fabbrica Fiat venduta a un fondo finanziario e dunque in dismissione – con i contadini, i “paisan”, o i “bergamini”, quelli che si occupavano delle mucche prima dell’arrivo degli allevamenti industriali – ora sostituiti dalle macchine – e che ancora se ne occupano, negli allevamenti “umani”, dove le mucche si contano a decine.

Così la festa ha un sapore unico. Non è una festa di primavera contadina, né quella dei partiti (dell’Unità, o dell’Avanti). E’ l’incontro gioioso di diverse esperienze con una colonna sonora unica, quella dei cori popolari che vengono da tutta Europa e che non smettono mai di cantare, nemmeno quando si mangia: gli spagnoli intonano un canto, chi sa canta se no si ascolta, i romani rispondono, e poi ecco i portoghesi, i francesi, i mantovani…

E’ il confronto serio, impegnato, con i problemi di oggi, il che fare. Insieme ai presidii locali come la Società operaia di Mutuo soccorso (Soms) di Torre de’ Picenardi, che ospita il convegno su Gianni Bosio, la Lega per la cultura popolare chiama anche il Circolo Gianni Bosio, l’Istituto De Martino, e diversi intellettuali che in questi anni hanno accompagnato e tenuto viva questa esperienza. E uno degli animatori della Lega, Gianfranco “Micio” Azzali, ospita nella sua cascina la festa: presentazione di libri, cibo, vino e musica, musica, musica.

“In questa festa ci esprimiamo con i nostri mezzi, i nostri corpi, le nostre voci. Siamo noi – dice il sociologo Peter Kammerer – La festa è il proseguimento del Risorgimento nella sua parte viva e popolare, qui il popolo conta. Ci voleva il coraggio del “Micio” per continuare a fare noi tutto, rifiutando la via facile della tecnologia”.

Prima di parlare di nuovo di politica, continua, “ora che andiamo tentoni nel buio dobbiamo tornare a sapere cosa sappiamo e cosa non sappiamo. Gianni Bosio ci ha insegnato l’uso rivoluzionario del megafono, che registra la vita che non conosciamo e ce la fa vedere. Come Giuseppe Morandi ha fatto con la sua macchina fotografica. Ha fotografato noi, la famiglia Azzali, la vita contadina”.

A mostrare il lavoro di Giuseppe Morandi, il primo giorno della festa, il film di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, “Paisan, ciao” (se ne parla qui).

Non si tratta di tornare al magnetofono, ma di indagare le vene di quei giacimenti culturali sotterranei, di fare nuove scoperte e trovare altre vie. Conclude Kammerer: “Bosio e Heiner Müller, un intellettuale a cui sono molto legato, sostenevano che l’archeologia è l’arte del futuro. Allora torniamo indietro per andare avanti; Marx e Engels quando smisero di parlare di umano per parlare di classe lo fecero in polemica contro i benpensanti. Oggi però dobbiamo di nuovo chiederci cosa sia umano, e dove stiamo andando. Dobbiamo prenderci cura della terra e dell’umanità, sognare di più. Aiutandoci con le favole popolari, che servono quando latitano i sogni”

Davvero qui c’è “un mondo in contestazione e risposta”, come scriveva Franco Fortini – dice Stefano Arrighetti, Istituto De Martino – “Quando Bosio, tra i primi, ha iniziato a raccogliere le testimonianze orali di musica e cultura contadina, negli anni ’60, c’era il capitalismo delle grandi famiglie; oggi il capitalismo non ha volto se non quello di sfuggenti strumenti finanziari. Gli operai, precari e senza contratto, non hanno coscienza di essere classe. Per questo bisogna stare nel cuore del mondo, saper analizzare i movimenti sociali e cercare i segni dell’universo oppresso e antagonista”.

E’ Massimo Bondioli (autore di “Mario Lodi e Piadena, una vita tra educazione e impegno in un microcosmo padano”) e maestro nella stressa scuola di Lodi, a ricordare i suoi insegnamenti, il suo prezioso “C’è speranza se questo accade al Vho”, l’invenzione dell’assemblea popolare e della Biblioteca popolare di Piadena. Anche da qui, da queste radici, nasce la Lega di cultura popolare. Dalla pedagogia di Mario Lodi, dall’inchiesta sulla realtà, dall’intervento attivo per modificare la realtà. Da qui nascono i quaderni di informazione e ricerca, l’uso dell’intervista, della cinepresa, del ciclostile, attrezzi d’epoca.

La sede della Lega di cultura è nella cascina Azzali, la casa di Piero Azzali e Eugenia Arnoldi, i genitori del “Micio”. “La Genia ci ha aperto la sua casa ed è stata negli anni una presenza attiva e costante. Qui c’è un rapporto umano con le persone, la solidarietà, ma anche sapienza e intelligenza” dice Giuseppe Morandi.

E’ nella cascina Azzali, a Pontirolo di Piadena, che si tiene la festa: nell’aia e nel bosco che l’affianca. Qui si sperimenta il piacere di stare insieme senza egoismi, il rispetto reciproco, la bellezza di vivere “politicamente” almeno per due giorni, la possibilità del confronto. La ricchezza di partire con la borsa piena di esperienze e nuove conoscenze. E più forza per continuare a cercare e lottare, come si può. Sapendo che non si è troppo soli.