Come votano i 22 mila del concorso Inps?
Come voteranno i giovani il prossimo 4 marzo? La domanda si sarebbe potuta rivolgere alla folla di trentenni che qualche giorno fa cercava di raggiungere la Fiera di Roma. Un’impresa epica, nel freddo siberiano, con i trasporti in tilt. Era solo una parte dei 22 mila attesi per il concorso indetto dall’Inps. Ventiduemila ragazze e ragazzi reduci da studi intensi, con laurea magistrale in economia, ingegneria gestionale o legge. Tutti con certificato B2 di inglese. Tutti con il miraggio di un posto fisso come analisti-consulenti. A tempo indeterminato e non a tempo ballerino come ha previsto e assai spesso deciso il Jobs Act. Dentro un pezzo dello Stato dove le tutele sono stabili e non “crescenti”. Ovvero con la speranza di un futuro non traballante. Consci, certo, di affrontare una gara all’ultimo spasimo. Perché loro sono 22 mila e i posti assicurati sono 365. Accorrono comunque in tanti, da tutta Italia. E denunciano subito le prime difficoltà, come scrivono su Twitter: “Per diventare analisti di processo per l’INPS la prima pre-prova di ingresso è riuscire ad arrivare alla sede del concorso nonostante il peggior scenario meteo/trasporti degli ultimi 100 anni” . La seconda prova sta nei ritardi accumulati dai gestori del concorso: “Ieri il secondo turno si è messo in coda alle 14.15 ed è uscito alle 20.15”. Indecente. Gente che doveva rientrare a casa e dovrà dormire fuori!”. Ed ora c’è chi denuncia con veemenza il fatto che sia stata chiesta la presenza dei candidati, malgrado il caos che regnava a Roma. E c’è chi prevede un ‘ondata di ricorsi.
Torniamo alla domanda iniziale. Come voteranno i giovani italiani? Quel che colpisce nella campagna elettorale è lo scarso spazio riservato ai loro problemi. Non mi riferisco solo ai giovani costretti alla penosa fila presso la Fiera di Roma. Penso ad altri loro compagni. Come quelli che, certo, col Jobs Act hanno trovato un posto ma (ed è per una gran parte) è ancora un posto traballante, ovvero “a termine”. Tutti costoro non credo, ad esempio, che saranno convinti dalla filastrocca sui “risultati raggiunti” . E nemmeno dalle promesse, più o meno diversificate, su redditi di base, redditi di cittadinanza, salari minimi, e via monetizzando.
Loro – e non solo i laureati vogliosi di Inps – vorrebbero un lavoro corrispondente ai loro saperi, coerente con gli studi perseguiti spesso con passione e amore. Un lavoro con spazi di autonomia e di libertà. Senza troppi braccialetti controllori addosso. E allora più che le promesse fintamente concrete i cercatori di voti dovrebbero offrire, delineare, almeno i primi passi di una società tutta da costruire. Dovrebbero, i moderni galoppini elettorali saper riaccendere una speranza, una passione per un sforzo comune fatto da un’intera comunità, da un agglomerato di rappresentanti, di istituzioni, di associazioni. Perché l’Italia non sia quella ammassata tra la neve della Fiera di Roma, in una giornata di febbraio senza fine.
Quella che ancora si chiama sinistra, quella che sta fuori dal Pd, quella ancora rimasta nel Pd, quella che vaga frastornata alla ricerca di risposte convincenti, dovrebbe saper ripartire da qui. Non “per” quei giovani o con quei giovani ma spalancando le porte. Facendoli padroni di un progetto collettivo che non riposi sulle esperienze anche gloriose ma fallite del passato, bensì protagonisti di un movimento politico nuovo. Una sinistra 4.0.
.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati