Chi ricorda la vicenda di Elian,
il piccolo naufrago cubano?
Oggi Elian è un giovane di 25 anni, laureato in ingegneria convinto sostenitore della rivoluzione castrista, González sostiene che i giovani cubani devono preservare i valori socialisti dell’isola e resistere al fascino del capitalismo. Si commuove quando ricorda Fidel, “il suo amico, suo padre”.
In un’intervista ha dichiarato: “È chiaro che se Cuba smettesse di essere socialista, non sarebbe come gli Stati Uniti, sarebbe una colonia, sarebbe Haiti, un paese povero, più povero di quello che già è, e perderebbe tutto ciò che è realizzato”.
Era il dicembre 1999: giornali, televisioni e media di tutto il mondo si appassionarono alla vicenda. 20 anni fa iniziò una storia enorme e tragica, che sarebbe diventata uno degli ultimi e più grandi scontri tra Fidel Castro e gli Usa: il caso Elián González.
Questa è la sua saga, la sua storia.
Due pescatori al largo della costa americana trovarono svenuto, un bambino di 5 anni. Aveva la pelle bruciata e tagli sul corpo, galleggiava su una camera d’aria di un pneumatico, nel mezzo di un mare famoso per la presenza di squali.
Quel ragazzo era Elián, una “zattera” cubana, sopravvissuto a un naufragio in cui sua madre, in un batter d’occhio, era scomparsa tra le onde davanti a lui.
Quel mare si portò via anche il compagno di sua madre e altri otto occupanti di un rottame di barca. Tutti avevano lasciato Cuba con destinazione finale le coste della Florida, ma l’avventura si concluse nel peggiore dei modi.
Ognuno aveva pagato 1000 dollari a un contrabbandiere per fare una traversata impossibile.
Aspettarono la fine della stagione degli uragani. Salparono tutti seduti sul pavimento di quella precaria imbarcazione, stipati l’uno con l’altro senza alcuna protezione dal sole o dalla pioggia.
A bordo, anche tre pneumatici “viaggiavano” come salvagenti che servirono allo scopo per Elian, ma non per gli altri.
Di tredici, tre sopravvissero. Il resto cedette alle onde e alla fatica.
Il piccolo fu portato a Miami e affidato temporaneamente a suo zio dal servizio di immigrazione e naturalizzazione degli Stati Uniti.
“Lo hanno portato a Miami”
Il padre di Elián, era rimasto a Cuba senza immaginare nulla di ciò che stava accadendo. I genitori del piccolo erano separati da due anni dopo essersi sposati quando avevano 18 anni, Elián alternava i suoi giorni tra l’uno e l’altra.
La sua ex moglie, non aveva mai fatto trapelare nulla delle sue intenzioni.
Gabriel García Márquez affermò, alla stampa, che il padre si sorprese il venerdì quando andò a cercare suo figlio a scuola. Avrebbero dovuto trascorrere il fine settimana insieme, ma lì lo informarono che la sua ex moglie lo aveva preso a mezzogiorno e non lo aveva riportato nel pomeriggio.
Ciò che non era normale era che la casa dell’ex fosse chiusa a chiave con un lucchetto, e che a Cárdenas, la cittadina dove vivevano, non era un segreto che fossero partiti per Miami.
Juan Miguel González raccontò a Fidel del suo problema, preparò la valigia e andò negli Stati Uniti a cercare suo figlio con la benedizione del leader.
Un ostaggio della guerra fredda.
Nel giro di pochi giorni, un dramma familiare si trasformò in un conflitto internazionale.
A Cuba, Elián divenne un eroe, il miglior simbolo della Rivoluzione dal Che. A Miami, gli esiliati si rivolsero alle corti americane e manifestarono per le strade a sostegno della famiglia esiliata del bambino. Per mesi e mesi continuò la battaglia tra piazze e tribunali, fino all’aprile del 2000.
Il governo di Bill Clinton annunciò alla famiglia in esilio che stava annullando il permesso di soggiorno del bambino, il quale sarebbe dovuto tornare da suo padre.
Ma la comunità cubana di Miami non era disposta a rispettare la risoluzione.
Con un colpo rapido, pulito e preciso, le forze speciali statunitensi entrarono nella casa di famiglia a Little Havana, trovarono Elián in un armadio, dove lo avevano nascosto. Tra urla e panico, lo portarono via. Da lì direttamente alla base militare di Andrews, per incontrare suo padre a Washington.
Avvisato che l’operazione era imminente, il fotografo AP, Alan Diaz, arrivò prima nella casa di famiglia, e attese. Famosa è la sua foto di Elián con la faccia terrorizzata sotto gli occhi di un fucile di un poliziotto mimetizzato per la guerra. La foto vinse il premio Pulitzer.
Elian oggi
L’Avana era intenzionata a che il bambino fosse un esempio di successo. Fidel ha sponsorizzato Elián. Oggi ingegnere, è una figura che appare spesso vicino ai vertici del partito. È membro dell’Unione dei giovani comunisti.
In una delle poche interviste che ha concesso, ha detto: “Penso che se fossi rimasto a Miami, sarebbe stata l’immagine di punta di quel gruppo di cubani che cercava di distruggere la rivoluzione. Mi avrebbero usato per questo “.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati