Cerco pensieri, parole cui attaccarmi
nella lunga notte insonne della malattia

Le settimane sono diventate mesi e mese dopo mese abbiamo oltrepassato l’anno dall’inizio della pandemia. Le privazioni e le costrizioni hanno creato enormi problematiche non solo nella sfera fisica/affettiva ma anche nella psicologia delle persone. È recente lo studio della neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino che ha rilevato l’aumento mai registrato prima di tentativi di suicidio e suicidi portati a compimento tra i minori nella fascia di età tra 10 e 17 anni ma sarebbe sufficiente trovarsi dietro il bancone di qualsiasi farmacia per potersi accorgere dell’uso sempre maggiore di farmaci antidepressivi, farmaci per il controllo dell’ansia e farmaci per modulare il sonno.

Origini antiche

L’insonnia è la protagonista del recente “Cento sonetti indie” opera d’esordio del 50enne Luca Alvino, apprezzato redattore di una delle maggiori riviste italiane di letteratura, “Nuovi Argomenti” fondata nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia. Il male che affligge l’autore non dipende però da fatti recenti, ha origini antiche, endemiche. Semmai è l’incertezza del Covid a farlo riemergere in tutta la sua brutalità, ed è quello a cui stiamo assistendo in maniera complessiva: privati della libertà per colpa di nemici invisibili, incerti e precari economicamente e negli affetti gli uomini finiscono per abbandonarsi a una paura che ingabbiati, incarcerati, non è nemmeno più in grado di mantenere le tipiche reazioni di lotta e fuga che invece appartengono agli animali.

Ma una forma di libertà ancora pare esistere , così l’autore prende una decisione che diventa a propria volta testo: “Voglio scriver sonetti indipendenti / usando le parole quotidiane, / con rime dozzinali e grossolane, / non particolarmente appariscenti. // Io voglio raccontar gli avvenimenti / di tutti i giorni, o quello che rimane, / le mie vicissitudini un po’ strane, / e le tribolazioni più indecenti. // Vi narrerò di mali e medicine, / di notti insonni, affanni e mal di testa./ Saranno versi splendidi, orsù, quindi / attenti alle quartine e alle terzine! / Sarà una baraonda! Ma che festa, / nelle rime dei miei sonetti indie!”.

Alternanza

Ecco dunque spazio a una quotidianità anche diaristica nel solco già tracciato da Pier Paolo Pasolini (e quella scrittura così aderente alle realtà anche quando ne racconta le fragilità), ma non sono le vicende il cuore della storia quanto la continua alternanza di sentimenti, di gioie e frustrazioni, di momenti di quiete e ricadute, e sono protagonisti i farmaci in cui l’autore continua a cercare consolazione e modulazione, sorprendendosi di volta in volta delle conquiste e delle rinunce. In chiave assoluta “Cento sonetti indie” ci racconta del complicato equilibrio in cui viviamo, ci avverte della costante possibilità di finire alla deriva, della necessità di avere attorno a noi gli affetti con cui affrontare ogni stortura.

Luca Alvino smentisce però a un certo punto se stesso affermando che “d’istinto propendo per il suono./ Perché nei versi, come nell’amore, / conta la musica, mica le parole!” quando si chiede “se sia opportuno sceglier le parole / per il suono o per il significato, / per ciò che il senno intende o il cuore vuole.” Il significato del libro è in realtà sostanziale, è il racconto di un baratro, di una malattia, di una nudità che appartiene a molti di noi, sono le reazioni che non riusciamo più a controllare, le paure che non riusciamo più a governare, sono tutto quello sgretolamento che è necessario prima possibile affrontare. Alvino ci grida un allarme non solo proprio, essere lasciati soli significa esaurirsi e infine scomparire, prima della pandemia, durante e certamente anche dopo. Basterà scrivere o leggere poesie per sopravvivere? Non è detto e non per tutti, ma certamente un appiglio a cui attaccarsi è necessario, che sia un pensiero, un progetto, una parola, una persona cara. Senza niente di tutto questo è certa una insonnia collettiva e una notte ancora più cupa e piena di demoni. Possa la passione, a qualsiasi livello, essere il migliore e più efficace dei nostri farmaci. Ne abbiamo certamente bisogno.

 

Luca Alvino, Cento sonetti indie, Interno Poesia 2021.