AAA, cercasi padri
per un’Italia
mal cresciuta
Mentre a Oriente, secondo la migliore tradizione dei dispotismi asiatici, il patriarcato è sempre di gran moda e si concretizza in politiche autoritarie, dal neo-zarismo putiniano alla costituzionalizzazione del mandato a vita di Xi Jinping (la cui linea ideologica è scolpita nello statuto del Partito con tanto di nome e cognome), a Occidente la figura del Padre incontrastato latita in politica. Si chiama (anche) democrazia, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti, in fondo discendiamo dall’89 e dalla Rivoluzione Francese.
Ma, tra tutti i figli dei diritti inalienabili, della democratica separazione dei poteri e delle libere elezioni, gli italiani sembrano i più irrequieti, quelli che meno si sono abituati a convivere coi mille vantaggi e l’innata precarietà della democrazia, infatti la sottoponiamo regolarmente a duri stress test: deteniamo un record di 67 governi dalla proclamazione della Repubblica e molteplici primati in conflittualità interessata, caducità dell’esecutivo e valzerini sull’abisso. Più instabili e meno maturi di altri Paesi europei, direbbe un esperto in psicologia sociale, con partiti disposti a far prevalere le forze centripete solo in frangenti di emergenza, siano il terrorismo, una dirompente crisi economica, una pandemia. Ed ecco puntuali Ciampi (tangentopoli, crisi della cosiddetta Prima Repubblica), Monti (febbre dello spread), Draghi.
Come allo spettacolo indegno dei Proci che fanno scempio di Itaca, deve seguire un Ulisse “restauratore” di principi condivisi, così ai parlamentari succubi delle segreterie di partito che vagano nel Transatlantico per tirare la giornata e arrivare a sera e ai partiti dei veti incrociati che inceppano lo Stato, deve subentrare un democratico dictator, un federatore d’intenti. Una figura di Padre-deus ex machina per una famiglia di ragazzi malcresciuti. E in Draghi questo scenario si sta proponendo nei modi più netti, con toni talvolta di smodata ossequiosità, degni più di una velina dell’agenzia Stefani nei tempi duceschi che di (cosiddetti) autorevoli quotidiani: “È bastata la comparsa del suo augusto profilo perché lo spread si acquattasse sotto quota 90”, “Il professor Mario Draghi ha preso le redini dell’Italia affidandosi alla sola forza del suo muto prestigio”. Roba da nostalgia dell’Uomo Forte, dei “pieni poteri” riecheggianti in una precedente versione del modello Salvini, ora uscito in una versione aggiornata. Tutto molto scomposto e molto italiano.
L’età adulta della democrazia
Che c’entri un bel po’, in queste aspettative riposte in un Padre della Patria, qualcuno dei caratteri di fondo del nostro Paese, incapace più di altri di accedere all’età adulta della democrazia in chiave europea, cioè associata, interconnessa, rispettosa di diritti e doveri? Conterà una atavica, limitata identificazione dei cittadini con lo Stato? Una aspettativa “materna” verso le istituzioni che fa dimenticare il dovere di dare premiando solo il diritto di ricevere? E la presenza di una Chiesa cattolica perdonista con annesso culto di Maria, archetipo di Madre benevola, mentre nel Nord del continente prevale un protestantesimo sobrio, volitivo, “simbolicamente maschile e paterno”, come scrive Luigi Zoja ne “Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre”? E una conquista tarda – e mai davvero compiuta, teniamolo a mente – dell’unità nazionale, dopo secoli di “particulare” e lotte intestine?
Non c’è alcun motivo plausibile per cui debbano andare diversamente gli affari pubblici in un’Italia senza bussola, dallo spiccato potenziale criminogeno, irresponsabile a più livelli, neo-corporativa, clownescamente impotente a garantire ai cittadini un sistema elettorale efficiente, a condividere una memoria storica; popolata da non pochi trenta-quarantenni con barbetta d’ordinanza e fisico palestrato utili a mascherare uno status da figli di mamma dal futuro economico e professionale incerto; dedita al menefreghismo sociale e agli arditi del Negroni sotto le bandiere del “non ce n’è coviddi” durante i riti di massa dell’aperitivo obbligatorio. Se i figli sono probante immagine del domani c’è da stare più che freschi, ibernati. D’altra parte, è il minimo che può succedere quando i padri non assolvono il compito di costruire continuità-memoria e insieme offrire futuro, confini, senso del limite, modelli maschili non auto-distruttivi.
Premierato di fatto
Tra una società moderna di adulti che cercano di non esserlo e il bisogno, di Padri – che stiano al Quirinale o a Palazzo Chigi – per non soccombere, esiste un nesso molto più stretto di quanto si creda. Le pulsioni del sovranismo sembrano cedere le armi (quale sovranità indebitata e stracciona dovrebbe poi difendere?). E, grazie alla nostra benedetta Costituzione, Mattarella funge da equilibratore, da richiamo severo nel momento della bufera, con Draghi assurto a eroe simbolo dell’Italia migliore, secondo una verticalità del potere e ricoprendo la carica di presidente del Consiglio con venature plebiscitarie da “premierato di fatto” che in un’Italia abbastanza vaccinata dall’esperienza di un Padre indegno e distruttivo (nota per i più distratti: Benito Mussolini), hanno sempre suscitato timori e perplessità. Tutto superato oggi, nella litigiosa Famiglia Italia, da paure più grandi e incombenti.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati