Centenario, il Pci visto da dentro:
una storia plurale in 30 minuti di film
Tra le numerosissime rievocazioni della storia del Pci in occasione del centesimo anniversario della sua fondazione il film di Monica Maurer e Milena Fiore, prodotto dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico con il sostegno dell’Associazione Enrico Berlinguer, presieduta da Ugo Sposetti, presenta delle caratteristiche particolari che ne fanno un contributo davvero prezioso alla ricca ricostruzione della storia di quel partito a cui tanti si sono dedicati nel corso di questo 2021.
Si tratta innanzitutto di un lavoro collettivo a cui hanno contribuito in tanti, da Alessandro Hoebel che ha lavorato alla stesura dei testi in virtù del suo lavoro ormai pluriennale e sistematico di storico del Pci, a Paola Scarnati, Vincenzo Vita e Carlo Felice Casula che hanno offerto la loro consulenza anche in virtù della loro conoscenza dei materiali dell’Archivio audiovisivo che costituiscono la fonte esclusiva su cui Monica Maurer e Milena Fiore hanno lavorato. Il contributo di Aldo Tortorella, tra i più importanti esponenti di quella generazione che Togliatti chiamò alla guida del partito dopo la svolta del 1956, a cui è stato affidato il compito di segnalare le tappe salienti che hanno caratterizzato la vita del Pci, e la sua originalità rispetto alla stessa esperienza del comunismo del secolo scorso su scala mondiale, offre una traccia di lettura particolarmente limpida di quella esperienza storica.
Trenta minuti di storia

Si tratta di un lavoro che supera di poco i trenta minuti e certamente è possibile, anche per la difficoltà a tenere dentro un tempo così breve settanta anni di storia intensamente vissuti, segnalare anche omissioni di passaggi molto significativi di quella intera vicenda storica. Ma quel che conta è che nel suo insieme i tratti salienti della storia del Partito comunista sono colti e esposti con un’efficacia comunicativa che non ha eguali. Ciò dipende dal fatto che la storia del Pci, nel lavoro della Maurer e di Milena Fiore, viene raccontata interamente dall’interno di quella esperienza, sia pure senza enfasi e affidandosi interamente al valore evocativo dei fatti narrati e delle immagini attraverso cui vengono ricostruiti. Da questo punto di vista particolarmente felice mi sembra la scelta di aver costruito il commento alle immagini, tramite la voce narrante di Sandro Casalini, come se fosse il racconto di un membro di quel partito che ne ricostruisce la storia usando il “noi” per raccontarne le vicende e segnalarne le tappe salienti.
Il senso di un percorso
Il materiale di archivio utilizzato – dalle immagini relative al congresso di Livorno del ’21 all’intervento di Togliatti al VII Congresso dell’Internazionale comunista, ai materiali sulla lotta partigiana e sui giorni della Liberazione, a quelli dei giorni dell’attentato a Togliatti e delle lotte nelle fabbriche e nelle campagne degli anni Cinquanta, sino a quelli dei funerali di Togliatti e Berlinguer – essendo frutto, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, di una produzione cinematografica che faceva capo al partito stesso, riesce a dare una testimonianza della connessione sentimentale tra quel partito e il suo popolo che non precedenti nella storia del paese.

Le immagini selezionate dalla Maurer e dalla Fiore, senza bisogno di molti commenti, ci offrono plasticamente il senso di un percorso che è, soprattutto, di emancipazione e di liberazione individuale e collettiva, per i lavoratori innanzitutto, ma anche per tanta parte della società fino allora vissuta nell’ombra e nella subordinazione. Penso ai giovani e soprattutto alle donne che nelle immagini selezionate dalle autrici appaiono nella vita collettiva di quel partito protagoniste di un processo di una vera e propria mutazione antropologica ben più profonda e ampia della stessa concezione dell’emancipazione femminile che la cultura di partito era in grado in quegli anni di elaborare. E tutto questo viene realizzato senza nessun cedimento alla retorica e all’autoesaltazione. La selezione delle immagini e il loro susseguirsi vale più di ogni parola.
Siamo anche dinnanzi a un contributo che nelle generazioni che hanno avuto modo di vivere o essere testimoni della vicenda di quel partito suscita, rispetto alle incertezze e alla crisi della politica come agire collettivo del tempo presente, un sentimento di nostalgia. E sebbene non è difficile comprendere che sulla nostalgia per un’epoca storica irreversibilmente conclusa non si costruisce il futuro, forse lavori come quelli della Maurer e della Fiore ci aiutano a capire che ricostruire una connessione sentimentale tra agire politico e popolo, nelle condizioni del tutto diverse del tempo presente, è un obiettivo da cui la politica democratica non può prescindere.
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