Caso Cucchi, finalmente
una verità che
ci restituisce speranza
Un carabiniere ha raccontato i fatti con coraggio e il
castello di gomma costruito fino a ieri attorno alla morte di
Stefano Cucchi si è liquefatto. Nella tragedia, una buona
notizia che restituisce luce ad una storia terribile da molti
manipolata. Stefano Cucchi è stato picchiato a morte da
due altri carabinieri, dopodiché la verità è stata coperta
sistematicamente, mentre si provvedeva ad insultare la
sorella del ragazzo ucciso e la sua famiglia che chiedevano
giustizia e verità.
Ancora: il testimone afferma di aver
informato subito i suoi superiori di quanto era accaduto,
dopo aver cercato di impedire o frenare il pestaggio. Ma
nulla è accaduto, così per anni ogni responsabilità
nell’omicidio è stata insabbiata. E qualcuno in divisa dovrà
risponderne, troppe bugie, troppo tempo perduto, troppe
sofferenze inferte.
Perché si è stati costretti ad attendere
così a lungo per sapere cosa fosse successo ai danni di un
cittadino che, pure in stato di fermo, è uscito senza vita da
un calvario istituzionale di pochissimi giorni? E che dirà
ora il coro di destra, quello che fino a poche ore fa pensava
a Stefano Cucchi come ad un drogato corso incontro, certo
con qualche sfortuna, al suo destino? Che dirà Salvini, il
vicepremier, che alla sorella di Stefano e alla sua famiglia
aveva dedicato considerazioni davvero volgari e ignobili?
Che diranno tutti i leader politici contrari all’introduzione
del reato di tortura? Quelli per i quali è normale e
fisiologico e in fin dei conti anche giusto che chi è
irrispettoso, chi rompe le balle sia sistemato a sberle dai
tutori dell’ordine… e i nuovi profeti di sicurezza? Non sono
sempre e solo gli stessi pensieri, quelli che ora governano il
paese e quelli che aleggiavano tra quanti erano pronti a
giurare che Stefano era caduto, che nessuno lo aveva
picchiato, che tutti lo avevano amorevolmente curato, che
la famiglia di Stefano faceva “schifo” perché speculava
sulle disgrazie? Che il Caso Cucchi era giusto una
montatura per andare in tv…
Bravo quel carabiniere, che
raccontando salva milioni di coscienze e perfino l’Arma,
buon segno che alla fine la storia si sia illuminata, vuol dire
che c’è ancora speranza.
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