Casal Bruciato, il Pd riapre il circolo.
Ma resta il rancore
Via Diego Angeli, giusto dietro l’architettura elegante del piano Ina casa sulla Tiburtina, palazzine in cortina degli anni settanta. Il segno architettonico delle case popolari non c’è più. L’anonimato edilizio copre le distinzioni di classe. C’è ancora, di fronte al nuovo circolo, l’insegna della Quercia, dove per una quarantina d’anni è stata attiva la sezione Franco Moranino, PCI, PDS, DS, Pd. Poi è arrivato il tempo della tolleranza zero verso le sedi di partito morose. Le saracinesche della vecchia sezione sono abbassate. “Dentro – dicono le vecchie militanti, capelli bianchi o capelli rossi colorati dall’henné – c’è la bicicletta di un marocchino che però non ci abita. È tanto per dire che il posto è occupato”.
È, o sarebbe, giorno di festa, si inaugurano i nuovi locali, dopo che la vecchia sezione è stata chiusa nel 2014. Questa volta il proprietario è un privato e l’affitto è pagato dal PD nazionale. Giorno di festa, ma nessuno ha portato pasticcini e spumante. Maria Teresa conta, alle fine, diciassette tessere, di cui 11 nuove.
Nicola Zingaretti nel giorno tremendo in cui la guerra fra poveri era all’apice, quando un presidio solidale fronteggiava l’aggressione di Casa Pound, ha fatto la scelta: riaprire il circolo sul territorio. Paghiamo noi, il partito nazionale. Arriva puntuale alle diciassette. Ascolta ma non ha tempo di restare. Promette che tornerà presto, subito dopo il voto, per affrontare i problemi che qui premono. La manutenzione delle case, il disagio, il lavoro, le assegnazioni “agli zingari”. Sì, non c’è da farsi illusioni. Rancore è la parola, il sentimento che prevale. Destra e sinistra sono nella storia, nelle storie personali, ma nel rancore si annebbiano. La prima cosa che ti dicono i militanti, i dirigenti in loco, l’ex segretario della federazione Marco Miccoli tra gli altri, è che le persone che manifestavano contro l’assegnazione, ieri erano lì, a chiedere di essere aiutati, perché “la destra cavalca la paura ma non risolve nessun problema”.
“Quando c’era Alvaro ‘ste cose non succedevano”, Alvaro è Alvaro Calvani, evocato come mitico segretario del PCI. La sorella Elda lo ricorda come uno che non mollava mai, mentre ora “ci hanno abbandonato, nessuno è venuto qui per le politiche, nessuno ha intervistato il quartiere”. Le chiedo cosa pensi della famiglia rom assegnataria di un appartamento, “se ne devono andare”, risponde. Angelo Marzoli, capelli bianchi ma ancora giovane, ascolta e replica: “Alvaro non avrebbe mai detto una cosa del genere. Lui era un capo vero”. Marzoli, che è venuto ad abitare a Casal Bruciato nelle case SARA nel 1972, ricorda l’arrivo dei baraccati del borghetto Prenestino, “anche allora si diceva che arrivavano i borgatari, i delinquenti. Ma poi non successe nulla, c’era la sezione Moranino che sapeva gestire la politica e le emergenze”. Marzoli è uno dei nuovi iscritti, era uscito con Liberi e eguali, “il problema è stato che i nuovi non avevano ancora messo piede e già volevano il potere, mentre bisogna lavorare e dimostrare capacità. Poi ho visto quelli di destra venire a votare per Renzi e, allora, me ne sono andato”.
“Non c’è razzismo a Casal Bruciato – dice il segretario del circolo Cosimo De Masi, che fa l’avvocato penalista – la destra lucra sulla sofferenza”.
Teste canute, assegnatari delle case popolari. Annamaria Magnani faceva la bidella, pensione di 800 euro che si è ridotta a 600 quando è arrivata la reversibilità del marito: “Adesso – per la bella faccia di Di Maio- prendo meno di chi ha la pensione sociale, mentre bisogna pensare prima a chi ha lavorato”. La Raggi, dicono queste signore, è “un macello, nelle case del comune non funziona l’acqua calda, si rompono le tubature e nessuno ripara”.
Molti anziani, pochi giovani. Però il gruppo dirigente del territorio è giovane e molto determinato. Annarita Leobruni fa l’insegnante ed è consigliere municipale di opposizione, Massimiliano Umberti è il capogruppo del Pd in Municipio. Promettono, al fine di richiamare i giovani, wifi e coworking nei locali del nuovo circolo. E sportello casa. Racconta Annarita il disastro che è il risultato della amministrazione Raggi: “Piazza Balsamo Crivelli è al buio da tempo immemorabile e, c’era lì un asilo nido convenzionato che è stato chiuso. Doveva riaprire a settembre, gestito dal Campidoglio. Ma non è stato riaperto. Chiusa anche la ludoteca. Sono servizi essenziali, costati battaglie, che non ci sono più”. Massimiliano Umberti: “Qui non c’è un cinema, non c’è un liceo, non c’è una biblioteca. Se si vuole l’integrazione ci vuole conoscenza e cultura”.
Socialmente Casal Bruciato è un mix, c’erano le case degli enti che sono state vendute dove abitano professionisti, avvocati, funzionari come Franca Laganà, che prima di andare in pensione, era funzionaria all’anticorruzione. Ma il tema delle case popolari resta la ferita aperta: “Il 52 per cento delle richieste abitative – rileva Marco Miccoli, ex segretario del Pd romano – è di persone singole o coppie anziane, la metratura degli appartamenti è troppo grande per loro, che restano fuori dalle classifiche”. È così che si crea la concorrenza con le famiglie numerose che – nella situazione attuale – sono famiglie immigrate.
Ma l’Ater – denuncia l’associazione Carte in regola – non è messa nella condizione di operare secondo la sua funzione sociale. L’istituto per le case popolari, ente economico, deve pagare l’Imu moltiplicato per migliaia di case e di negozi e non ha le risorse per ristrutturare secondo le esigenze attuali.
Andrea Casu, giovane segretario romano del Pd, denuncia: “Avevamo previsto le tensioni che abbiamo vissuto nelle scorse settimane. Il 18 febbraio dello scorso anno abbiamo chiesto pubblicamente alla giunta Raggi di applicare, non le nostre proposte, ma le cose contenute nelle delibere approvate da loro”. Invece tutto è lettera morta, tutto marcisce. In una città abbandonata al rancore.
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