Cara Cgil, è proprio
arrivata l’ora
di scoprire i social
I social e il sindacato, una relazione non semplicissima che finora ha messo in luce soprattutto aspetti negativi e controversi ma che ha davanti a sé enormi potenzialità in gran parte ancora da esplorare. Inutile stare qui ad interrogarci sull’opportunità o meno di starci, sui social. Che piaccia oppure no, i social media e in particolare Facebook, sono diventati sempre più determinanti nell’orientare l’opinione pubblica come tutti gli studi sulla controversa elezione di Donald Trump alla guida degli Usa hanno dimostrato.
Il dileggio, la diffamazione che corrono veloci sulla rete si combinano al risentimento nei confronti di chi ha amministrato e, più in generale, delle élite e che vengono considerate – a ragione o a torto- responsabili del progressivo peggioramento delle condizioni di vita e lavoro nel mondo occidentale. La vera forza dei social media sta nei numeri. Basti pensare che solo Facebook a livello mondiale conta 2.2 miliardi di utenti attivi al mese. In Italia si parla di 34 milioni di persone connesse, il 46% delle quali ha un’età compresa tra i 25 e 46 anni, per un tempo medio individuale di oltre 14 ore mensili.

Ma il dato forse più interessante è quello sulle modalità di connessione. In ufficio, al bar, mentre si aspetta l’autobus o un amico, sono 29 milioni gli italiani che su scala mensile si collegano a Facebook via smartphone o altro dispositivo mobile. Queste statistiche hanno fatto del social di Mark Zuckerberg il più grande angolo di confronto del mondo dove ogni giorno migliaia di persone si incontrano scambiandosi pensieri, opinioni, informazioni.
Qui nasce la nota dolente perché, mentre al bar se un amico mi fornisce un’informazione ho tutta una gamma di strumenti per sincerarmi della sua attendibilità, su Facebook chi mi garantisce che la tale notizia diffusa dalla tale pagina o da tal profilo sia vera? Questo è il grande problema dei social oggi: l’attendibilità della fonte e la verifica delle informazioni.
Ma accanto al problema resta l’altra faccia, quella che può davvero rivelarsi strategica per il sindacato 2.0. Tra i 34 milioni di italiani connessi a Facebook, la stragrande maggioranza dei quali in età da lavoro, quanti sono iscritti al sindacato? Quanti sanno come contattarlo e a chi rivolgersi rapidamente nel bisogno? Quanti sanno cosa effettivamente fa un’organizzazione sindacale e il suo sistema di servizi e cosa potrebbe fare? Finito il mondo delle grandi fabbriche e delle grandi aziende dove il sindacato si conosceva e diffondeva facilmente, oggi si devono fare i conti con gli algoritmi, le app, e con sistemi di lavoro frazionati, parcellizzati, a volte senza una sede fisica. E i social in questo mondo possono essere davvero una risorsa determinante. Questa è la sfida che in Cgil spetterà al prossimo segretario generale valutare e cogliere.
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