Brutti, sporchi, cattivi
ecco la tv della paura
Campagne elettorali drogate dalla paura. Quella dell’uomo nero funziona sempre: così nell’anno in cui ci sono meno sbarchi ma in cui da mesi siamo di fatto in campagna elettorale, la presenza televisiva dei migranti si è moltiplicata. Brutti sporchi e soprattutto cattivi. E cattivi anche i soccorritori.
Per Ilvo Diamanti – che ha ricostruito vent’anni di percezione della paura nel nostro Paese – chi ha avuto il genio di saper davvero raccontare questi meccanismi è il comico Antonio Albanese, con il suo personaggio del Ministro della Paura e del Sottosegretario all’Angoscia (“Io sono il Ministro della Paura e come ben sapete senza la paura non si vive. Una società senza paura è come una casa senza fondamenta”). Siamo sempre lì. I picchi – parola di Diamanti – sono sempre nei periodi elettorali.
C’è un dato che rende benissimo l’idea: i sondaggi fatti sullo ius soli. A inizio anno il 70% era a favore della legge, oggi siamo sotto il 50%. Cos’è successo nel frattempo? Niente. La paura aumenta mentre diminuiscono gli sbarchi. L’unica novità è televisiva, la ricerca sistematica di alcune testate e di alcuni programmi di “episodi da paura”. Perché la paura fa spettacolo. E fa ascolti.
Questi dati sono stati resi pubblici alla presentazione del rapporto “Carta di Roma” (che, appunto, si occupa di migranti): titoli, parole, testi sono stati soppesati e trasformati in numeri e percentuali dai ricercatori dell’Osservatorio di Pavia e il risultato non fa onore all’informazione.
I titoli esaminati, messi l’uno in fila all’altro, sono impressionanti: stereotipi a profusione e intreccio ricercato tra migrazione e criminalità. E un linguaggio che incita all’odio.
“Io pestato in spiaggia da un immigrato abusivo”, “Ho figlia e nipote disabile, ma a me la casa non la danno”, “Profugo pedofilo subito libero. Ha violentato un bambino disabile”, “Caccia agli stupratori nordafricani: chi li protegge?”…. (sono titoli di “Dalla vostra parte” condotto su Rete4 da Maurizio Belpietro).
Ma non sono da meno le tv del pomeriggio Rai dove si esercita la “pancia” del Paese. Alla “Vita in diretta”, per esempio, il caso – perché è diventato un caso – del sacerdote del pistoiese che ha portato in piscina un gruppo di migranti, è commentato (sulla tv pubblica!) con “Io non li avrei fatti entrare, prima di tutto un discorso di pulizia”, “Hanno più di me, li ha visti coi telefonini?”, “Gli si è dato troppo”, “Dovrebbero lavorare”…
“L’uomo spaventato che cerchiamo nei sondaggi – dice Diamanti – è in realtà una donna: casalinga, istruzione medio bassa, ma soprattutto esposta almeno 4 ore al giorno alla tv. È lei che fa scattare in alto l’indice della paura. Che tv guarda? Quella del pomeriggio. E lo straniero non solo fa ascolti: fa campagna elettorale”.
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