Bruno Roscani, il sindacato, la sinistra
Un riformista e la sfida del mondo nuovo

Io so’ nato a Ponte Milvio nel ’28. So’ nato e cresciuto alla Farnesina, praticamente; allora era composta fondamentalmente dai lotti di case popolari”. Così si presentava, in un libro,  Bruno Roscani, un amato dirigente della Cgil, scomparso ieri, già prezioso collaboratore di segretari generali del sindacato come Agostino Novella e Antonio Pizzinato. Un intellettuale che ha contribuito in modo determinante alla formazione della cultura sindacale, a capo degli uffici studi. Una “carriera” che lo ha visto anche lanciare, con Tonino Totò, riviste come “Rassegna sindacale”, dirigere quello che si chiamava il sindacato della scuola, poi a coordinare la scuola di Ariccia e, infine, nello Spi, l’organizzazione dei pensionati.  Qui, tra l’altro, ideava, con Saverio Tutino, il “Progetto memoria”  e il premio di “Liberetà” in collaborazione con l’Archivio diaristico di Pieve S. Stefano.

 La sua autobiografia è leggibile in quel libro del 2007 “Compagni così… Lampi di memoria per un post-diario”, con prefazione di Andrea Ranieri. E’ la storia di un uomo che tra la sua sezione del Pci a Ponte Milvio, e la sede Cgil di Corso d’Italia, ha attraversato le divisioni della sinistra senza farsi sopraffare dal pessimismo. Scrive “ho sempre assolto funzioni molto di «seconda linea» facitore di elaborazione, di documenti e di testi (ghostwriter si dice oggi”. Incrociando personaggi come Giuseppe Di Vittorio, Enrico Berlinguer, Fausto Bertinotti, Franco Rodano, Claudio Napoleoni,Valentino Gerratana, Maurizio e Giuliano Ferrara, Giuseppe Loy, Luciana Castellina, e tanti altri.

 Una vita intensa, ricca di emozioni, non solo politiche. Come quando sul “Manifesto” appare un’intervista firmata da Sandro Portelli:  “Un cuore rosso in curva nord” in cui Roscani sfata la diceria per la quale i tifosi laziali sono di  destra e i romanisti di sinistra. Racconta: “Quando tutti domandavano perché ero laziale, ho detto: io ho fatto il pulcino della Lazio quando c’era Piola, perché lì c’era il campo d’allenamento della Lazio. È un po’ come il Testaccio per la Roma”.

Era considerato, nella Cgil,  una specie di “eminenza grigia”, ma era il contrario dei tanti “arrampicatori” assetati di potere. Un ex proletario intellettuale che ha consegnato il suo sapere a donne e uomini del  mondo del lavoro. E spesso gli affidavano incarichi delicati, quasi da assistente spirituale. Come quando un giorno lo chiama Sergio Garavini che gli ”affida” Claudio Sabattini, dopo la tormentata lotta di 35 giorni alla Fiat. E’ un Sabattini che lui trova “in lacrime” difronte alla proposta di occuparsi del cosiddetto “Protocollo Iri”, sulla partecipazione dei lavoratori nelle aziende pubbliche. Claudio però, col passar dei giorni, si appassiona alla vicenda. E sarà proprio lui a prendere in mano la trattativa. Racconta Roscani: “Chi non ha conosciuto Sabattini non può rendersi conto di «come» si contratta, né può valutare l’efficacia dei suoi interventi e l’astuzia del gioco del gatto con il topo”.

 Quello che Roscani racconta potremmo chiamarlo un “riformismo concreto” che non aspetta la palingenesi finale. E’ un viaggio ricco di umanità e di episodi anche divertenti e drammatici. Come negli anni caldi del ’68 quando il sindacato si scontra con la contestazione studentesca. Una stagione nella quale la linea implacabile di Rinaldo Scheda, un importante dirigente sindacale, troppo spesso dimenticato, non abbassa le paratie di fronte alle intrusioni esterne, ai prodromi della lotta armata. Mentre un altro dirigente come Bruno Trentin tenta di discernere tra contestazione studentesca e i futuri fondatori delle Br, parlando di movimenti che potevano iniettare nel sindacato una “febbre salutare”.

 Un’esperienza ricca di risultati, con colpi di scena d’ogni genere. Come quando Roscani trova, andando dal ministro Malfatti, le modelle delle scuole d’arte. Oggi le chiameremmo precarie. Chiedevano una stabilizzazione e per farsi sentire avevano adottato una forma eclatante: manifestavano, completamente nude, nelle stanze ministeriali. Mentre, in un’altra occasione, nella scuola di Ariccia, divampa una discussione sulla omosessualità e c’è chi chiede il riconoscimento da parte della Cgil della presenza nelle sue file di lavoratori, militanti e dirigenti gay, “chiedendo il superamento di ogni forma di discriminazione e il pieno riconoscimento delle diversità e delle differenze”. E alla fine, malgrado le rampogne di Rinaldo Scheda, vince una  linea di apertura.

 Lui faceva suo l’insegnamento di Di Vittorio, sulla necessità di saper cambiare: “Io ho lavorato”, diceva Di Vittorio, “a lungo vicino agli animali: il mulo, il cavallo, l’asino, il cane. La vita degli animali è sempre la stessa, mentre quella dell’uomo, della società umana, cambia sempre; l’animalità è ripetizione, anzi ripetitività, mentre l’umanità è storicità, cioè sviluppo. Insomma, l’uomo è davvero uomo se e in quanto elabora, trasforma, se opera il rinnovamento e l’avanzata continua della società”.

 Un insegnamento che vale più che mai anche oggi. Come queste conclusive parole di Bruno Roscani rammentano: “Sono rinato in un mondo nuovo, ma intorno mi ritrovo con gli stessi compagni (quelli grandi, prestigiosi, e poi quelli che sono «compagni così…»), rinati come me. Ma mi accorgo che ognuno di noi è rinato «diverso da prima» e collocato in questo nuovo mondo in un luogo diverso. E ognuno di noi però con la memoria «corta»… Dobbiamo aspettare ancora? O ognuno – come sta purtroppo avvenendo – fa l’«autocritica» dell’altro, con la memoria «corta» che non fa storia? Dimentichi che nella storia si perde o si vince una sola volta? Oppure ognuno si carichi sulle sue spalle il fardello del «suo» passato e ricerchi un nuovo cammino comune. Ma stavolta non mettendoci la lampada sulle spalle per illuminare la strada per chi ci segue, ma facendo luce davanti a noi… tutti insieme”.

Grazie, caro Bruno. Anche tu puoi farci luce. 

La redazione di Strisciarossa è vicina a Roberto Roscani, compagno e collega a “l’Unità” per tanti anni. Suo padre verrà ricordato questa  mattina alle 11 nella sua casa di viale della Stella Polare 32 a Ostia.