Brasile come Capitol Hill. Quando la destra vuole rovesciare la democrazia

A poco più di due anni esatti da Capitol Hill in Brasile si ripete quello che può essere definito, senza alcuna perifrasi, un ennesimo attentato alla democrazia. Che si può dire dunque sugli eventi di Brasilia? Certamente, a bruciapelo, si possono tirare delle somme quanto mai generali in attesa di poter effettuare analisi più complete, basate anche su una conoscenza approfondita della realtà socioeconomica.

Il modello Capitol Hill

Brasilia, i sostenitori dell'ex presidente Bolsonaro generano il caos nella capitale, in un tentativo di colpo di stato
Brasilia, i sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro generano il caos nella capitale, in un tentativo di colpo di stato (Photo: Ton Molina/Fotoarena/Sipa USA / Agenzia Fotogramma)

Innanzitutto si può quasi individuare un modello. Come a Capitol Hill l’obiettivo era solo uno: sovvertire e svuotare il processo e il meccanismo democratico, in maniera simbolica (gli edifici istituzionali) e politica (disconoscendo il risultato). Prendiamo in prestito il concetto di legittimità e potere di Max Weber. Esistono infatti tre tipologie di potere, le quali consentono la conseguente legittimità di esercitare il proprio potere coercitivo: tradizionale, carismatico e legale-razionale. Se con quest’ultimo si fa riferimento alle società moderne, in cui la legittimazione avviene attraverso processo burocratici e normativi, è quello carismatico che sta tornando prepotentemente in auge dove l’estrema destra sale al potere, legittimando quindi tale nuova linea d’azione.

La figura del leader carismatico prevarica quelli che sono i processi democratici codificati, e questo autorizzerebbe a sfregiare e disprezzare le decisioni della sovranità popolare attraverso vere e proprie azioni revansciste. De facto si priva di riconoscimento la democrazia stessa, niente di dissimile da quanto accaduto nei regimi totalitari europei negli anni ’20 e ’30.
Permane dunque l’identificazione della destra come rappresentazione di opposizione e reazione all’establishment. Concetti che nella letteratura prendono il nome di “post-democrazia”, “legge ferrea dell’oligarchia” e “deficit di democrazia” trovano più che mai piena espressione, rendendo le frange della popolazione più deboli facilmente suscettibili ad essere veicolate e cooptate verso messaggi reazionari e nazionalisti.

Il disprezzo per la sovranità popolare

Le istituzioni tradizionali come la politica, la giustizia e la stampa hanno una fiducia e un gradimento bassissimo (e su cui si potrebbe costituire un discorso effettivamente critico), contesto che ha permesso la polarizzazione estrema dell’elettorato e aperto le porte alla pseudo-informazione, verso cui non si hanno anticorpi. Se inoltre aggiungiamo un contesto di povertà, crisi e smarrimento non desta stupore il rivolgersi verso chi offre apparente protezione facendo leva sui sentimenti e valori tradizionali particolarmente radicati in Brasile, tingendo di tinte reazionarie. Un po’ il medesimo principio di Pirandello della lantenina e la lanterninosofia: quando la luce tende ad affievolirsi saranno i lanternoni (l’ideologia, i valori, la religione etc…) a darle nuovo olio.
Ultimo, ma non per importanza vi è stata la capacità di Bolsonaro di costruire il consenso per sé: oltre al sostegno dei militari di cui è forte rappresentante, e quello dei calciatori i cui endorsement avranno avuto un minimo impatto, l’ex Presidente riuscito a conquistare facilmente il consenso del mondo imprenditoriale e datoriale, grazie al suo attacco al mondo del lavoro e alle associazioni sindacali regalando deregolamentazione, flessibilizzazione, rafforzamento della contrattazione individuale e riduzione delle risorse sindacali.

Fake news, punto di forza di Bolsonaro

D’altra parte è riuscito a conquistare una larga fetta di elettorato, e dunque ferventi sostenitori, fra gli strati inferiori dalla popolazione, grazie anche alle campagne social media (ricche di fake news) fra i più conservatori, fra i delusi e critici dopo le accuse di corruzione di cui fu accusato Lula, nonché fra i beneficiari delle nuove prestazioni sociali, come il Brazil Aid, conferite nell’ultimo periodo di presidenza (nonostante sia autore di un grossissimo taglio alla spesa sociale).
Insomma, il combinato disposto di questi fattori, i quali possono forse essere stati troppo semplificati ha contribuito a ripetere la tragicommedia avvenuta tre anni orsono negli Usa. La cronicità con cui queste manifestazioni, questi fenomeni si stanno ripetendo e tali sentimenti si stanno diffondendo rappresentano appieno una malattia endemica per cui non si accenna a cercare o applicare una cura effettiva, facendo tacitamente avanzare l’idea che tali fenomeni sociali siano casi isolati a compartimento stagno.
La nostra società, che vede sempre più sintomi di malattia, dovrà dunque correre ai ripari creando quelle protezioni per far sì che tale contagio non prosegua. Al contrario sembra però vedere sempre più nubi, di tonalità nera, che si stagliano all’orizzonte aprendo le porte all’ennesima farsa pronta a riiniziare il ciclo per tramutarsi in una nuova tragedia.