Blindato l’emendamento
per i fondi europei
ai rifugiati in Italia
Arriveranno i soldi dell’Europa per i rifugiati in Italia? Ovvero: l’Unione finanzierà il sistema SPRAR, quello che consente ai Comuni italiani (oggi 1800) di mandare avanti progetti di accoglienza e di integrazione dei richiedenti asilo e che il decreto Salvini vuole pesantemente ridimensionare tagliando i fondi? Pare proprio di sì. Dopo la pubblicazione della notizia da parte di strisciarossa era stato avanzato qualche dubbio in considerazione delle difficoltà che stanno ritardando il procedimento per l’approvazione del bilancio comunitario. Ma siamo in grado di confermare che la decisione c’è e resta.
Infatti, nonostante le difficoltà in cui si è momentaneamente arenato il negoziato sul bilancio tra il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio europeo (cioè i governi), l’emendamento che consente alle autorità di Bruxelles di bypassare il governo italiano e far arrivare i soldi direttamente ai Comuni e alle Regioni, presentato dal relatore in Commissione, Daniele Viotti (eletto nel gruppo Socialisti & Democratici nella lista del PD) e approvato dall’aula con una larga maggioranza, appare blindato. Quando il documento finanziario verrà votato avrà automaticamente il valore di disposizione vincolante, anche se perché possa diventare effettivamente operativo bisognerà aspettare che la Commissioni deliberi un regolamento sul modo e sui tempi con cui i fondi verranno trasferiti in Italia.
Ci vorrà, insomma, qualche tempo. I negoziati sul bilancio stanno andando avanti e proprio oggi dovrebbe tenersi a Bruxelles una riunione che potrebbe essere decisiva. Il punto di maggiore contrasto è la richiesta del Parlamento che Commissione e Consiglio accettino di liberare circa 400 milioni di euro destinati alla ricerca che sono rimasti come residui passivi dagli esercizi precedenti. Si tratta di una questione importante, non solo per la possibilità di disporre somme adeguate per sostenere gli enti di ricerca, le università e anche parte del progetto Erasmus, ma anche sul piano dei princìpi. Se il Parlamento la spunterà, il bilancio si avvierà verso l’approvazione senza necessità di andare all’esercizio provvisorio. A voto avvenuto, poi, perché i fondi possano partire direttamente verso gli SPRAR italiani bisognerà attendere soltanto l’approvazione del regolamento da parte della Commissione.
E il Ministro della Paura che farà? Accetterà senza colpo ferire di essere scavalcato dagli odiatissimi “burocrati di Bruxelles” (che in questo caso non sono burocrati ma parlamentari eletti direttamente dai cittadini europei)? Pare proprio che sarà costretto a farlo. L’unica carta che gli resterebbe in mano potrebbe essere eventualmente la rinuncia totale da parte del governo ai fondi che l’Unione destina all’Italia per l’accoglienza. Una mossa molto impopolare che avrebbe molte difficoltà a spiegare anche ai suoi sostenitori. A meno che non cerchi di farlo di soppiatto, per vie burocratiche nascoste. Siccome la possibilità esiste, e l’uomo non si fa tanti scrupoli, sarà bene vigilare e seguire passo passo la sorte dell’emendamento salva-SPRAR approvato dal parlamento europeo.
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