Bandiere Ue
e italiane ai balconi per segnare la rinascita
Non brillano di luce propria, come i corpi celesti che punteggiano il cielo sopra di noi, ma sono destinate, per loro natura a vivere, simbolo come sono di una volontà politica, soltanto se in grado di restare il segno propositivo della complessa capacità di confrontarsi e di lavorare uniti. In una collaborazione rispettosa degli interessi dei singoli stati ma anche in una visione collettiva di crescita culturale e sviluppo economico.
Sono un po’ stropicciate in questi tempi difficili le dodici stelle dorate in campo blu che dal 1955 hanno cominciato a rappresentare la voglia di unità dell’Europa, pur tra le tante contraddizioni e anche i tentativi di alcuni di fare passi in avanti con una velocità non adeguata alle forze di tutti i componenti. Lasciare indietro chi non ce la fa, perché no. Tra pericolose nostalgie e ottusi desideri di ritorno al passato. Inizialmente la bandiera sventolò per il Consiglio d’Europa, poi dopo trent’anni è stata adottata per l’Unione europea. Nessun legame con il numero dei paesi aderenti. Dodici stelle perché dodici è un numero simbolico. Che ha consentito di disegnare su quel vessillo un cerchio perfetto che simboleggia la volontà di unione che c’è all’origine della lucida intuizione dei grandi vecchi che il vecchio continente lo immaginarono libero e, appunto, unito. Più forte per questo. Competitivo.
La bandiera blu dell’Europa per qualcuno è addirittura fuori moda. Ma non è così. Sventola sempre in tutte le manifestazioni, non ha mai smesso di esserci. Dai ragazzi in lotta per l’ambiente, magari disegnata sulle giovani facce, alle donne, dai sindacati ai partiti. C’è sempre. Ma bisogna sventolarla di più, farla vedere, specialmente a quelli che vorrebbero ammainarla in nome di un pericoloso e ammuffito sovranismo.
Da un europeista convinto dei nostri tempi, tenace e combattivo, qual è Romano Prodi, proprio vent’anni fa nominato a capo della Commissione europea, è arrivata la proposta che il vessillo blu, assieme al tricolore, venga esposto da oggi ad ogni balcone, ad ogni finestra, ad ogni luogo pubblico e di confronto del nostro Paese. Un invito partito nello stile del professore, ed ora è diventata un’iniziativa a cui in tanti si sono già detti pronti a partecipare.
L’appuntamento è fissato per oggi, il 21 marzo, primo giorno di primavera. Bandiere al vento fino alla domenica di maggio in cui gli europei andranno a votare per rinnovare le loro istituzioni. Tra chi ha detto sì ci sono sindaci del centrosinistra ma anche del centrodestra, ci sono i sindacati, Cgil, Cisl e Uil in testa, ci sono intere scolaresche e condomini. Uffici. Comunità. Associazioni laiche e cattoliche. Fabbriche. L’appena proclamato nuovo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha invitato a raccogliere l’appello di Romano Prodi, avendo presente che solo la sovranità europea difende la sovranità italiana. “La bandiera europea serve a garantirci il futuro” ha spiegato il Professore.
E’ pronta dunque a scendere in campo, col proprio balcone o terrazzino, quell’Italia che ancora ragiona con la testa e il cuore e molto meno con la pancia. Che ha chiaro che nella lotta globale tra colossi le voci solitarie non sono destinate ad andare molto lontane. Anzi, a fermarsi. Le forze in campo sono molto diverse, altre sono le potenze mondiali, ma la vecchia Europa può svolgere un ruolo di equilibrio indispensabile e che tale sarà se riuscirà a superare vecchi e nuovi impasse. Un ruolo che non può essere sottomesso ai personalismi di partiti che, peraltro, non è chiaro quanta strada abbiano davanti a sé. Certamente non molta se continueranno a pensare che in solitaria si arriva più in alto.
Difficile immaginare quanto avrà successo l’iniziativa che il Professore ha pensato anche per rispondere ad una necessità “di scaldare i cuori “, a compiere un gesto che “che fosse di tutti perché l’Europa è di tutti”. A simboleggiare “un nuovo Rinascimento” necessario per fermare un pericoloso ritorno ai nazionalismi. Lo si vedrà nel giorno di San Benedetto, il patrono dell’Europa che cade il 21 marzo. Sembra un fenomeno destinato a crescere quello delle bandiere. Per curiosità, per emulazione. Per convincimento. Magari in ritardo per distrazione. Verificato sul campo che intanto le bancarelle già vendono bandiere e anche i negozi dei cinesi si sono attrezzati. Che si cercano quelle che si hanno in casa testimonianza lasciata in un cassetto di altre manifestazioni. Quanto sarà imbandierata l’Italia? Sarà bello scoprirlo.
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