Avvocati in sciopero
della fame contro
la repressione turca
Uno sciopero della fame a staffetta contro la violazione dei diritti in Turchia, una resistenza non violenta che parte da Mga – Sindacato nazionale forense. Avvocati, attivisti, semplici cittadini in questi giorni stanno chiedendo all’Italia e all’Unione Europea una presa di posizione chiara contro Erdogan, manifestando sostegno e vicinanza ai colleghi e alla società civile turca.
Contro la repressione di Erdogan
L’iniziativa è partita dalla Calabria, a opera di Francesca Pesce, direttrice del Dipartimento diritti umani dello stesso sindacato, e, nel giro di qualche giorno, ha ottenuto l’adesione di molti, tra cui lo stesso presidente Mga, Cosimo D. Matteucci, il responsabile di Pace, diritti umani e solidarietà internazionale per Arci nazionale, Franco Uda, il segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, che l’ha fatto sapere dall’ospedale in cui era ricoverato per Covid-19, Domenico Lucano, quel sindaco di Riace che ha imposto al mondo intero un nuovo modello di accoglienza e inclusione.
“Lo scorso 12 settembre, 55 avvocati sono stati arrestati con l’accusa di terrorismo per avere “agevolato” appartenenti alla organizzazione FETHO, quella di Fethullah Gulen che nel luglio 2016 mise in piedi quel tentativo di colpo di stato che diede la stura ad arresti e licenziamenti di massa”, scrive in un comunicato il direttivo nazionale di Mga. È ancora vivo il ricordo di Ebru Timtik, avvocato e attivista turca di origine curda, impegnata nella difesa dei diritti umani, che il 27 agosto scorso è morta in carcere dopo 238 giorni di sciopero della fame.
“Tra poche ore finiranno i miei tre giorni di sciopero della fame. Sono stati duri, mentirei se dicessi il contrario. Eppure, ogni volta che la fame sembrava più forte, pensavo che il mio, il nostro sacrificio di soli tre giorni è niente davanti all’impegno, al sacrificio di tanti e tante, non solo in Turchia. – ha affermato l’avv. Francesca Pesce – Ecco perché sono orgogliosa di quello che stiamo facendo e sono orgogliosa del fatto che lo stiamo facendo insieme a tanti e tante. Siamo avvocati, di quelli che si guardano intorno, senza toga sulle spalle e nel cuore, ma con la passione di credere che le cose cambino con le azioni e l’impegno”.
Diritti negati, libertà violate
“Questa staffetta è un urlo per il riconoscimento dei diritti negati, delle libertà violate, della democrazia calpestata. – sostiene la collega Maria Teresa Pratticò – Le persone che vi aderiscono sono legate da un’unica grande esigenza, quella della tutela e della salvaguardia del bisogno di giustizia sociale. Noi partiamo da noi. E ci mettiamo il cuore”. Mentre Enzo Infantino, attivista nei campi profughi greci, che le politiche scellerate di Erdogan le ha viste riflesse negli occhi dei tanti curdi che ha incontrato e sostenuto, si dice “contento che questa protesta sia partita dalla nostra terra – la Calabria – la quale dimostra di avere donne e uomini che non si arrendendo e che combattono per un mondo migliore”.
Lo sciopero della fame è una forma di resistenza che in alcuni casi diventa estrema. Ma chi vi aderisce, e non solo in maniera formale, dimostra di avere a cuore quel diritto che, prima ancora di essere scritto, è impresso nella natura umana, ed è fondamento della società civile e della giustizia. La toga non è un inutile orpello, ma il simbolo di chi, quella giustizia, la vuole affermare sempre, fosse pure a chilometri di distanza. Perché, il suo contrario, cioè l’ingiustizia, ricaccia l’essere umano nella brutalità da cui faticosamente si è emancipato.
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