Antonicelli, da precettore di Agnelli
alle battaglie politiche a fianco del Pci
Come ricordare la ricca personalità e biografia di un uomo come Franco Antonicelli ? A questo interrogativo risponde un prezioso volume appena pubblicato dalla casa editrice torinese Seb 27 e curato in modo eccellente da Diego Guzzi. Il libro s’intitola In sintonia con il presente. Franco Antonicelli tra politica e cultura . Guzzi, docente e vice-presidente dell’Unione culturale «Franco Antonicelli», ha raccolto sette contributi di studiosi e studiose che permettono di ricostruire le molteplici attività di Antonicelli (vissuto tra il 1902 e il 1974), sempre al confine tra letteratura, politica culturale e impegno politico diretto.
Come ricordarlo dunque? In primo luogo come un raffinato letterato, capace di trasmettere in forme diverse la sua cultura. Supplente al Liceo D’Azeglio di Torino, precettore di Gianni Agnelli, direttore della collana «Biblioteca Europea» dei libri dell’editore Frassinelli attraverso la quale fece conoscere in Italia le opere, tra gli altri, di Franz Kafka, Herman Melville e James Joyce (senza dimenticare il «Topolino» di Walt Disney), fondatore nel 1942 della casa editrice «Francesco da Silva».

In secondo luogo come un combattente per la libertà. Anzi, un capo della lotta per la libertà, Nel 1945, alla vigilia della liberazione, assunse le funzioni di Presidente del Comitato Liberazione Nazionale piemontese, di cui faceva parte come rappresentante del partito Liberale. Proprio a Antonicelli come «oratore della Resistenza» è dedicato nel libro un interessante saggio di Barbara Berruti e Chiara Colombini.
In terzo luogo, finita la guerra, come un instancabile organizzatore di cultura, animatore dei più importanti centri culturali torinesi. Sia per trasmettere la memoria della Resistenza , sia per tenere sempre viva la tensione etica e politica per la piena attuazione della Costituzione e per combattere ogni tentativo di restaurazione autoritaria. Impegno politico e politica culturale, strettamente intrecciati tra di loro, analizzati nel volume dai saggi di Claudio Panella, Pietro Polito e Paola Olivetti (la quale ha studiato più precisamente l’attività di Antonicelli al cinema, alla radio e alla televisione).
Nel 1968 fu eletto senatore nelle liste del Pci, diventando uno dei fondatori della Sinistra Indipendente. La rottura con il partito liberale era avvenuta al tempo del referendum tra Monarchia e Repubblica (1946) e Antonicelli aveva sempre collaborato con gli esponenti della sinistra torinese e in particolare con i comunisti. Il progetto della creazione di un gruppo della «Sinistra Indipendente» avrebbe dovuto realizzarsi già nel 1963, ma il tentativo era fallito. Questa vicenda è importante perché permette di capire una dinamica che era, in effetti, iniziata, un decennio prima. Gli esponenti dell’antifascismo democratico torinese, di area liberale e azionista, avevano reagito con preoccupazione alla sconfitta del movimento sindacale alla Fiat e alle dure repressioni all’interno delle fabbriche che ne erano seguite. A loro giudizio si correva il rischio di rendere più complicato un sano conflitto politico all’interno dela città e in generale in Italia: un conflitto che permetesse di selezionare le energie migliori e quindi di rafforzare uno Stato democratico debole. Per questa ragione alcuni di loro scelsero di collaborare più strettamente con i comunisti, pur preservando la loro indipendenza.
Il volume è inoltre arricchito da un ricordo personale della figlia Patrizia e da un apparato di fotografie ancora inedite. L’attore Marco Gobetti – che ha recitato in diversi licei piemontesi la «Lezione Recitata Franco Antonicelli», anch’essa pubblicata nel libro – nel suo intervento riporta un commento scritto da una studentessa, Giulia Barattini, dopo avere assistito a una recita. Vale la pena leggerne un breve brano:
«In un Paese che sperpera la parola…e spesso vede la cultura unicamente come fonte di guadagno, chi si adopera per per cambiare qualcosa è visto come un salmone che risale il fiume. A lungo termine, però, solo i pesci morti vanno con la corrente, e ci si rende conto che non sono i banchi, o le lavagne multimediali, a garantire ciò di cui abbiamo bisogno, ma le persone in quanto esseri umani, che vivono e sentono davvero ciò che dicono, che se ne appropriano per elargirlo agli altri». Vivere con passione le cose che si vogliono tasmettere agli altri è un principio che Franco Antonicelli avrebbe sicuramente condiviso e a cui ha effettivamente ispirato gran parte della sua vita e della sua azione.
In sintonia con il presente. Franco Antonicelli tra politica e cultura – Edizioni Seb27
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