Vivere con cani o gatti lenisce la solitudine
Solo per amore. È scoppiata una bagarre in seguito all’episodio in cui il Papa ha “sgridato” (addirittura!) una signora che gli ha chiesto di benedire il suo cagnolino. L’episodio in sé stupisce, sia per la posizione dell’Eminenza sia per quella della signora. Bisogna però fare un approfondimento affinché si possano avere tutti i pezzi del puzzle. E stupirsi di meno.
Sempre più persone oggi scelgono di accompagnarsi a un “peloso”, cane o gatto che sia. Non solo pensionati, anziani, persone rimaste sole scelgono di avere un cane per farsi compagnia, occuparsi di qualcuno, ricevere e dare attenzioni – se proprio ci viene così difficile chiamarlo “amore – così come non è raro vedere giovani donne in carriera circolare per strada, andare al lavoro, a “bere”, al ristorante, viaggiare col loro barboncino dentro la borsa firmata o dietro le spalle in uno zaino.
Perché scegliamo di vivere con un animale?
E nonostante la loro vita non goda di confort, persino i senza tetto si circondano di cani, bellissimi, con cui dividono i proventi della loro vita grama. Abbiamo visto in tv immagini di popoli mettersi in salvo da guerre e povertà, da dittature e crudeltà e, anche lì, in quelle circostanze così cruciali qualcuno fuggiva coi propri animali al seguito.
Perché dunque, chiediamocelo, molte persone – di diverso ceto sociale, età, stato civile, etnia – si accompagnano ad un “animale“? Cosa spinge, oggi più di prima nonostante il caro vita e la frenesia esistenziale a dedicarsi ai propri pelosetti? E perché si è alzata tanta indignazione alle parole del Papa?… non sarà perché la gente è sola, o si sente sola e non compresa? Non sarà che manchi un po’ d’affetto, d’attenzione in un mondo che, mentre ricerca disperatamente confort zone, dimentica o si distrae da ciò che può dargli conforto? E che dire della devozione e della gratitudine letteralmente in via d’estinzione come i panda? E della gentilezza? Del garbo? Ci sono ancora occhi che ti guardano? Chi ti aspetta festoso quando rientri dal lavoro? Orecchie tese ad ascoltare ogni tuo movimento? Chi ti sta accanto pazientemente senza chiedere nulla?
La triste solitudine della società neoliberista

Si direbbe che l’indignazione verso il “rimprovero” di Francesco, sia la reazione di chi difende il diritto ad essere amati disinteressatamente, la difesa del calore alla propria solitudine. Questo scivolone del Papa dovrebbe far riflettere proprio sullo stato di solitudine che inghiotte la società neoliberista.
Abbiamo bisogno di carezze, e di lunghi abbracci, di momenti lenti, di momenti in cui – alzando gli occhi dagli schermi digitali – incontrare occhi che ci “vedono” e colgono ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Abbiamo bisogno di calore, di morbidezza. Lo vediamo dall’umanizzazione a volte esagerata, dal proliferare di negozi di articoli di animali che espongono cappottini di marche prestigiose e costose, profumi e shampoo, e giocattolini di ogni tipo.
Al di là di una deriva narcisistica agita sul proprio cane, è anche quello un modo di “prendersi cura”, trattare l’Altro come vorresti essere trattato tu, con attenzione e privilegi. Tutto quello che oggi manca.
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