Allons enfants,
la Francia cambia
con la spinta verde

Sembra una vita fa che i gilet gialli bloccavano le rotatorie di Francia e soffocavano i centri cittadini durante lo shopping del sabato pomeriggio, trasformandoli in campi di battaglia all’odore di lacrimogeno. Invece era appena un anno fa. Sembra una vita fa che gli automobilisti parigini contestavano la sindaca socialista ed ecologista Anne Hidalgo con tanta veemenza che sembrava si fosse giocata l’incarico con la sua politica anti-vetture, invece era appena due anni fa.

Un faro per la sinistra?

Due anni in cui i francesi, contestando il presidente Emmanuel Macron, hanno mostrato come solo loro sanno fare, la loro rabbia per l’impoverimento della classe media, per l’assenza di servizi nelle periferie e nelle campagne e per il caro vita nelle grandi città gentrificate. Ora lo stesso Paese, che sembrava tornato ai Miserabili di Hugo, diventa un faro per la sinistra, un faro di modernità, mostrando ai partiti socialisti in pena la strada della rinascita: l’ecologismo.

EELV, i verdi francesi, escono vincitori dalle elezioni municipali del 28 giugno sospinti da due fattori: l’effetto Greta, e la voglia di cambiamento. La candidatura di nomi della politica non noti al grande pubblico, ma con una storia di militanza e attivismo alle spalle, ha fatto il resto: nell’Esagono l’inesperienza non è stata considerata un merito.
Qualche esempio di neo-eletti: a Strasburgo la futura sindaca verde è Jeanne Barseghian 39 anni, una sola campagna alle spalle, quella del 2014, è esperta di diritto dell’ambiente, attivista da sempre per la protezione di flora e fauna. A Parigi Anne Hidalgo, poco si ricorda, era una funzionaria dei servizi sociali; a Lione Grégory Doucet, classe 1975 prima candidatura in un distretto cittadino nel 2014, lavora da oltre 10 anni nel settore umanitario con la ONG Handicap International. Parigi e Lione sono le due maggiori città francesi, la seconda è stata letteralmente espugnata: Gérard Collomb, l’ex potente sindaco già ministro dell’interno dimissionario dopo il caso Benalla, la governava dal 2001.

Altri bastioni sono stati espugnati da volti non nuovi alla politica: a Bordeaux il verde Pierre Hurmic è stato eletto in una città fortino della destra repubblicana, dove anche Alain Juppé è stato sindaco. A Marsiglia Michéle Rubirola, un medico generalista impiegata dalla CPAM (la mutua francese) dagli anni 70 impegnata come femminista e ambientalista, arriva prima ed è pronta a togliere lo scettro alla destra di Jean-Claude Gaudin, sindaco dal ’95, grande influencer nella politica dei porti chiusi.

Nuove idee nel mondo che cambia

I programmi con i quali questi candidati hanno vinto sono una carrellata di proposte per piste ciclabili, meno emissioni, più in generale mobilità sostenibile e lotta al caro affitti. Il neo eletto sindaco di Lione ha promesso di preparare la città ad affrontare il cambiamento climatico: stop ai funghi per riscaldare i dehors, centro totalmente pedonalizzato, più piste ciclabili, autobus elettrici, niente più circhi con animali. Programma molto simile a quello di Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi da sempre paladina della bicicletta, nell’ultima parte del suo mandato e in campagna elettorale, oltre a promettere una città ancora più bicicletta-friendly, ha pure affrontato lo spinoso tema del caro affitti, che ormai esclude da quasi tutti i quartieri della Ville Lumière chiunque abbia un reddito medio. La sindaca ha promesso, di acquistare appartamenti ora nella lista di AIRBNB per rimetterli sul mercato degli affitti a lunga durata a prezzo calmierato. L’urbanistica è al centro del programma del neo-eletto sindaco di Bordeaux che ha messo il veto su nuove edificazioni a favore della preservazione ambientale.

All’indomani della vittoria il partito socialista con il segretario Olivier Faure ha fatto subito sapere di essere pronto a un’alleanza con i verdi per le presidenziali del 2022 stando un passo indietro rispetto a un candidato “qui incarnera le bloc social-écologiste”, qualunque sia la sua origine politica, ha specificato, sperando in una resurrezione a traino.
LReM, il partito presidenziale, è dato come il gran perdente. Ma è davvero così? En Marche perde in un territorio in cui di fatto non è mai stata, e prima solo sulla scia di un voto d’opinione aveva conquistato l’Eliseo. Esattamente come questa domenica, Le Verts, hanno conquistato le città: fortemente sostenuti da un voto d’opinione. La sfida sarà consolidare il consenso prima che i voti, che vanno e vengono come sciami d’api in tempi di telecrazia, volino altrove. E prima che il sovranismo, a livello globale travolto dalla crisi dal Covid-19, resusciti insieme a un vaccino e alla crisi economica.