Ai poveri
si dichiara
guerra
Avevano brindato alla fine della povertà dal balcone di Palazzo Chigi. Fumo negli occhi. Della povertà, al governo Conte non interessa nulla. Ma i poveri, quelli sì, sono al centro dell’interesse di almeno mezza componente, quella Leghista. Che li odia, i poveri: sa che molti suoi elettori da lì vengono, e non vogliono sentirselo ricordare. Che l’egoismo politico è importante e produttivo per il consenso, e va aizzato.

Dunque, cos’è se non una dichiarazione di guerra ai poveri l’ordinanza della prefettura di Roma che annuncia una raffica di sgomberi a Roma? Undicimila persone, moltissimi i bambini, calcola la prefettura, in diverse realtà. Il Comune, si è visto nei precedenti sgomberi, non ha soluzioni accettabili per famiglie spesso numerose e spesso titolari di diritto alla casa popolare. Ma le case popolari – a Roma sono 76 mila, e ci sono almeno 10.000 abitanti decaduti – bisognerebbe gestirle, curarle, sorvegliare che gli appartamenti destinati all’emergenza non restino a chi in emergenza non è più da tempo. Il comune e la regione nicchiano, e intanto non si amplia lo stock. Cosa sono 11.000 persone per una città da 3 milioni di abitanti? Nulla, ma quel nulla diventa molto se non si fa nulla.
Quale rispetto per il diritto alla vita?
Ma intanto il ministro dell’interno ordina e la prefettura ubbidisce. Per motivi umanitari, certo: come lasciare delle persone vivere in ambienti degradati, con infiltrazioni di acqua e condizioni poco salubri: “nella considerazione che il diritto alla vita e all’incolumità della persona umana deve necessariamente prevalere rispetto a qualsiasi altra situazione giuridicamente rilevante” i bambini e le famiglie andranno in strada. Che siano negli elenchi per ottenere casa popolare non interessa nessuno. Che molti siano rifugiati e dunque titolari di diritti mai riconosciuti, anche questo è cosa di nessun interesse per il governo di Roma e quello d’Italia.

I prossimi sgomberi
Intanto i primi sgomberi saranno in via Caravaggio 105, a Tormarancia (400 persone) e in via Tempesta 262, Torpignattara (200 persone) . Dal 31 marzo seguiranno gli altri ventuno. Intanto, a guardar bene, nelle case occupate da sgomberare hanno trovato rifugio – e dove se no? – molte delle persone sgomberate negli anni scorsi, da via Curtatone all’Hotel Africa, da Ponte Mammolo a via Vannina. Una partita di giro che gli idranti della polizia e le ruspe di Salvini non riusciranno a interrompere.
La ferocia del governo è amplificata dalla noncuranza dell’amministrazione di Roma, governata dall’alleato di governo. Non ci sono risorse per trovare soluzioni alternative, ma per mobilitare l’esercito invece sì: è evidente che concordare un’alternativa costa, ma – al netto dei traumi per i bambini – costa anche uno sgombero violento, elicotteri e cannoni spara-acqua, defender e blindati. Per la Lega è dimostrazione muscolare di potenza, per i 5 stelle un ottuso richiamo alla malintesa legalità. Ma la beffa intollerabile è quel: lo facciamo per il loro bene. Lo stesso motivo per cui si scatenavano, nello scorso secolo, le guerre più atroci.
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