Adolescenti nelle famiglie spezzate
La solitudine, oltre che una condizione reale può essere un sentimento intimo che non sempre ha a che fare con il mondo esterno o con il numero di relazioni che si intrecciano. La solitudine come “atteggiamento dell’anima” appartiene all’adolescenza e alla pre-adolescenza più che a qualsiasi altra epoca della vita. Si è contornati da amici, parenti, genitori eppure ci si può sentire soli, soprattutto ci si può sentire non capiti.
Succede a tutti, ma succede quasi sicuramente ai figli delle coppie che decidono di separarsi. Il mondo bello o meno bello dei riti familiare, della casa comune, della vicinanza, si infrange. Per i figli è quasi sempre un fulmine a ciel sereno che manda in frantumi ogni certezza. Si insinua il dubbio di non essere più amati, soprattutto di essere stati la causa della deflagrazione. Sulle rovine del crollo familiare spesso precipitano altre situazioni: nuove unioni dei genitori, nuove convivenze, altri “figli di” che pretendono di “usurpare” il posto che si aveva nelle attenzioni materne o paterne. Il senso di solitudine, il non essere capiti, il non sapere con chi parlare crescono a dismisura e spingono alla ribellione, alla chiusura, a comportamenti che i grandi avvertono come “deviati” e “devianti”.
Di tutto questo ci narra il romanzo di Anna Oliverio Ferraris “Tutti per uno”, edito da Salani.
La storia è quella di Fabrizia, dei suoi turbamenti, delle sue ribellioni dopo la separazione dei genitori e le loro nuove unioni. Il malessere le cresce dentro come una pianta difficile da estirpare, che la spinge a una fuga rischiosa. Sino a quando i genitori decidono di farla seguire da due psicologi che conducono una terapia di gruppo per ragazzi “difficili”. Qui Fabrizia riconquista faticosamente la fiducia nell’ascoltare e nel dirsi.
Succede a lei come succede agli altri giovanissimi membri del gruppo – Stella, Quang, Gianna, Riccardo, Valeria, Alessio e Mosi – che passano dalla diffidenza alla confidenza, alla condivisione. L’autrice è una docente e psicoterapeuta di grande esperienza che in questo narrare restituisce al giovanissimo lettore il senso di quello che può accadere quando i genitori si separano. E’ una narrazione di fatti ma soprattutto di sentimenti che finisce per rassicurare: è normale essere arrabbiati, impauriti, gelosi. In tanti hanno provato questi sentimenti e in tanti li proveranno.
La solitudine è rotta. Il dolore mio assomiglia a quello di altri, non sono solo, suggerisce l’autrice attraverso i suoi personaggi. Negli altri sta la chiave per uscire dal tunnel, per guardare al mondo con altri occhi, per vivere e sorridere anche se i genitori si sono separati.
Nel sottotitolo dell’opera di Anna Oliverio Ferraris si legge: “un romanzo per dare voce alle cose non dette”e sta proprio qui uno dei meriti maggiori di questa intensa narrazione.
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