A Iglesias 99 anni fa la strage dei minatori che apri la strada a nuovi diritti

La cesta con il pane rivolta verso l’alto e l’urlo:”l’avete ucciso per questo”. Eppoi la sirena. Il silenzio e gli applausi. Per non dimenticare. Perché i fatti di quell’11 maggio del 1920 avvenuti a Iglesias non siano cancellati. Quando i carabinieri e le guardie del re spararono sui minatori uccidendone cinque subito e ferendone in maniera molto grave altri due.

Oggi, a impersonare quei minatori che da Monteponi (nell’Iglesiente) arrivarono al centro della città ci sono 200 studenti dell’istituto comprensivo Eleonora d’Arborea. Rievocano, come avviene da anni e in un lavoro di ricerca e in costante evoluzione, la lotta di chi, 99 anni fa, chiedeva migliori condizioni, ma soprattutto un adeguamento salariale per le 10 ore passate sotto terra o 12 nei cantieri all’aperto. Manifestarono l’8 maggio ma la trattativa che seguì non andò a buon fine. I padroni della miniera chiesero l’intervento della forza pubblica.

Il resto avvenne la mattina dell’11 maggio. Prima la protesta davanti ai cantieri. Poi, dopo aver costretto il direttore a mettersi alla testa del corteo di duemila minatori, la marcia sino alla storica piazza Municipio dove aveva sede la sottoprefettura. Ad aspettarli il sindaco socialista Angelo Corsi. In via Satta, proprio all’angolo con la piazza l’irrimediabile. La tensione, i tafferugli e gli spari dei carabinieri e guardie regie sui minatori. Cinque morirono subito, altri due qualche giorno più avanti.

La voce narrante che accompagna la rievocazione scandisce i nomi di Raffaele Serrau, 23 anni di Iglesias, Pietro Castangia 18 anni di Iglesias, Emanuele Cocco, 37 anni di Iglesias, Attilio Orrù, 37 anni di Iglesias, Salvatore Melas, 50 anni di Bonarcado, Vittorio Collu, 18 anni di Sarroch e Efisio Madeddu, 40 anni di Villaputzu. A ricordarli anche gli ultimi minatori che, assieme ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, ogni anno e al termine della rappresentazione depongono una corona d’alloro sulla lapide monumentale sistemata negli anni sessanta nella strada teatro dell’ccidio. Poi il corteo sino al cimitero per la deposizione di un’altra corona.

Quel sacrificio non fu vano. Cinque mesi più tardi ci fu la presentazione di una piattaforma rivendicativa che prevedeva aumenti salariali, indennità di carovita e riconoscimento delle commissioni interne elette liberamente dai lavoratori. L’associazione esercenti miniere la approvò dopo una prima bocciatura, il 9 dicembre. Uno dei primi passi per la conquista dei diritti dei lavoratori. Un sacrificio che non può essere dimenticato, neppure dopo 99 anni.