Il sogno della libertà è vivo. Come lo spirito partigiano
Il 25 aprile, questa strana e sconosciuta creatura per alcuni, fastidiosa come un attacco allergico per altri, ma anche ben radicata, per fortuna, nella cultura e nella quotidianità della maggioranza delle italiane e degli italiani, torna a far rumore. Tornano i mormorii e le alzate di tono dei detrattori di vario conio, in primis giornalistico e altamente istituzionale, ai quali il carattere nazionale della Festa della Liberazione suona male, con tutto il nostalgismo pimpante che hanno nelle vene e nella mala coscienza.
Il 25 aprile è la storia dell’Italia che non si è piegata all’impostura e alla barbarie dell’invenzione “politica” e statuale del criminale Benito Mussolini. La sconfitta e la rivelazione del tradimento fascista della patria operato da soldati e soldatini della disumanità, dell’affarismo, della comodità del manganello e delle idee tappate. Questa verità, prezioso portato del lavoro storiografico, è scritta in primis sul sacrificio degli antifascisti perseguitati, delle migliaia di militari che non aderirono all’abusiva Repubblica di Salò, e per questo furono deportati nei campi di concentramento, delle partigiane e dei partigiani – un universo unitario di ribellione composto da liberali, comunisti, monarchici, cattolici, socialisti – è scritta poi sull’incessante solidarietà di tanto anonimo popolo che ha collaborato con la Resistenza fornendo viveri, vestiario e rifugio.
Questa verità cammina, e bene, provocando bestiali malumori nei cosiddetti fascisti del terzo millennio che si aggiungono a quelli naturalmente legati alle non poche beghe giudiziarie date dalla perfetta continuità di questi signori con le modalità comportamentali – l’intimidazione e la violenza – derivate dai “padri”. L’Anpi, insieme a tanti insegnanti consapevoli, orientati costituzionalmente, giovani storici, giornalisti, da tempo è impegnata a diffondere Liberazione nelle scuole, a smontare la vulgata fascista delle “buone cose fatte”, a svolgere, insomma, il dovere della civiltà e della civilizzazione democratiche. Certo non ci possiamo nascondere che oggi il clima politico non depone esattamente a favore, in presenza di parti del governo che tendono a snobbare, o addirittura a negare la centralità storica e civile del 25 aprile. In presenza di chi vuole ignorare la prepotenza neofascista, e poi sotto sotto, anzi sopra sopra, gli consente di esistere dunque di esercitare la sua illegalità; di chi si nasconde dietro alla lotta alla mafia per non festeggiare adeguatamente questa Festa che, va ricordato, non è stata inventata dall’Anpi, ma è stabilita per legge.
Ma lo spirito “partigiano” è ben vivo, diffuso e creativo. Lo dimostrano tanti fatti. Le innumerevoli iniziative sparse su tutto il territorio nazionale per celebrare degnamente il 25 aprile; i tanti Comuni impegnati a non concedere spazi pubblici alle organizzazioni che si richiamano al fascismo, ma anche le Regioni, ultima quella pugliese che ha deliberato giorni fa la costituzione di un osservatorio con la funzione di contrastare l’attività neofascista e razzista; l’attivismo studentesco che sta mettendo in campo iniziative tese a far sviluppare seri processi educativi e culturali. Insomma, il 25 aprile non smette di liberare, aprire spazi di buona coscienza collettiva, di sollecitare partecipazione motivata e memoria attiva.
Il sogno dei combattenti per la libertà non è stato di certo dimenticato.
* Andrea Liparoto è nella segreteria nazionale ANPI
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