L’orologio della stazione di Bologna è rimasto fermo alle 10,25 del 2 agosto 1980. Un boato, la polvere e le macerie, come fosse una guerra. Non lo era, o forse si. Una guerra sotterranea, i cui contorni a 39 anni di distanza, non sono ancora nitidi: manca ancora la firma vera, il nome dei mandanti. Conosciamo invece il nome delle vittime, 85 civili, uccisi da una bomba fascista. “L’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”, disse allora Sandro Pertini.
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