1979: Guido Rossa ucciso dalle BR,
Jotti presidente della Camera

“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà…” scriveva nel ‘78 Lucio Dalla ed al 1978 succede – inesorabile – il 1979 di Guido Rossa e Michele Sindona, Mino Pecorelli e Giorgio Ambrosoli, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Lenin Mancuso.

Un anno denso di avvenimenti come pochi altri.

Si parte il 1° gennaio con il riconoscimento della Cina comunista da parte degli Stati Uniti e lo scambio di ambasciatori tra Washington e Pechino (il 7 gennaio cadrà in Cambogia il regime di Pol Pot).

Il 24 gennaio 1979, otto mesi e mezzo dopo l’assassinio di Aldo Moro, le Brigate Rosse uccidono a Genova Guido Rossa, iscritto al Pci e delegato sindacale della Fiom, membro del Consiglio di fabbrica dell’Italsider dal 1970.

“Guido Rossa aveva un solo torto, non aveva paura – diceva Paolo Perugino, membro del Consiglio di fabbrica dell’Italsider – Non ha mai ceduto alle intimidazioni, alle minacce. Ha fatto fino in fondo il suo dovere di comunista, di operaio comunista”. “Se ammazzando Guido volevano metterci paura, farci chiudere in fabbrica, in noi stessi, devono sapere che hanno sbagliato i loro conti – dirà un altro operaio – Noi non abbiamo paura, ora meno che mai”.

Poco più di due mesi più tardi, il 20 marzo, il giornalista Mino Pecorelli, direttore del settimanale «OP», è assassinato a colpi d’arma da fuoco (nel gennaio del 1979 Pecorelli aveva annunciato nuove rivelazioni sul delitto Moro: “Torneremo a parlare del furgone, dei piloti, del giovane dal giubbetto azzurro visto in via Fani, del rullino fotografico, del garage compiacente che ha ospitato le macchine servite all’operazione, del prete contattato dalle Br, del passo carrabile al centro di Roma, delle trattative intercorse”. Resterà solo un annuncio…).

Il 7 aprile successivo, a Padova, il sostituto procuratore della repubblica Pietro Calogero ordina l’arresto di un gruppo di dirigenti dei gruppi extraparlamentari di Autonomia Operaia e Potere Operaio: tra di essi Toni Negri, Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Luciano Ferrari Bravo, Franco Piperno, accusati di associazione sovversiva e insurrezione armata contro lo Stato. Alcuni degli arrestati vengono accusati anche di aver preso parte al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro (l’imputazione cade nel 1980. Il 29 maggio saranno arrestati Valerio Morucci e Adriana Faranda, sospettati di aver partecipato alla strage di Via Fani).

Intanto nel Regno Unito (4 maggio) i conservatori vincono le elezioni: Margaret Thatcher è la prima donna a ricoprire la carica di Primo ministro.

Il 3 giugno in Italia si tengono le elezioni politiche anticipate: alla Dc andrà il 38,3% dei consensi, al Pci il 30,4%; al Psi il 9,8%; al Msi – Dn il 5,3%; al Psdi il 3,8%; al Pri il 3%. Annota il giorno successivo sul suo diario Giulio Andreotti: “Alla chiusura delle urne si registra una minore affluenza, sul 1976, di quasi il quattro per cento. I sondaggi danno anche il raddoppio delle schede bianche e nulle. Fenomeno da analizzare con molta attenzione. I primi dati della votazione per il Senato mostrano rapidamente l’indirizzo degli elettori: la Dc mantiene le posizioni, i comunisti vanno un po’ indietro a beneficio dei radicali ed anche degli altri tre partiti della ex maggioranza. In nottata i bollettini relativi alla Camera dei deputati confermano la tendenza. Non posso non pensare al fallimento dell’infausto presagio di chi dava per scontato un crollo della Democrazia cristiana perché era stata nella maggioranza insieme ai comunisti. Il popolo è più sapiente di certi sofisti che sono in circolazione. Come reagiranno i comunisti alla perdita di 6 seggi a Palazzo Madama e di 30 deputati? E’ stato saggio il loro sganciamento dalla maggioranza, avvertendo alla loro base una crescente incomprensione per la politica di solidarietà nazionale concretata in un appoggio al governo monocolore democristiano? Io credo di no. Ed è un quesito che pongo non per me, ma per la situazione italiana nell’immediato futuro. Un collega comunista, come me del Vecchio Testamento, mi ha detto ieri sera che in politica non esistono i donatori di sangue. Peccato. Volevo chiedere proprio un diploma di benemerenza Avis per tutti i partiti che in questi tre anni ci hanno appoggiato dall’esterno. Da molte capitali riceviamo telefonate di rallegramenti e di esultanza per la vitalità dell’Italia. Qualche indiscrezione sui miei voti personali nel collegio di Roma e del Lazio provoca congratulazioni aggiuntive. Sorrido perché so benissimo che al ‘successo’ non seguirà la permanenza a Palazzo Chigi. L’unico mio rammarico è che non mi son potuto presentare candidato alle europee di domenica prossima, trovandomi – per pochi giorni – nella incompatibilità governativa”.

Il 10 giugno si svolgeranno, infatti, le elezioni per il Parlamento europeo.

Alle prime elezioni europee della storia partecipa l’85,65% degli aventi diritto con una sostanziale conferma dei risultati maturati nelle elezioni politiche della settimana precedente: la Democrazia cristiana, seppur in calo, rimane maggioritaria (36,45% delle preferenze, 19 seggi) staccando il Partito comunista di circa sette punti percentuali (29,57%, 24 seggi). Il Psi si assesta intorno all’11% delle preferenze, ottenendo 9 seggi.

Dieci giorni più tardi (il 20 giugno) Nilde Iotti sarà eletta – prima donna a ricoprire tale carica – presidente della Camera dei deputati (confermata nel 1983 e nel 1987, dirigerà l’Assemblea di Montecitorio per tredici anni consecutivi, esercitando il mandato più lungo della storia repubblicana. Sandro Pertini è da ormai un anno presidente della Repubblica; Amintore Fanfani è confermato alla guida del Senato).

Italy Cossiga Obit

Il 21 luglio a Palermo Boris Giuliano, capo della mobile, viene ucciso mentre prende il caffè in un bar da Leoluca Bagarella, killer per i corleonesi di Totò Riina (stessa sorte avranno il 25 settembre il magistrato Cesare Terranova ed il maresciallo Lenin Mancuso).

Intanto sbarca nelle sale Apocalypse Now (15 agosto); i Pink Floyd pubblicano The Wall (30 novembre); viene ufficialmente debellato il vaiolo (l’annuncio è del 9 dicembre. L’anno seguente la stessa Oms ne annuncerà ufficialmente il debellamento e dichiarerà che gli ultimi esemplari del virus sarebbero stati distrutti il 31 dicembre 1993).

L’inflazione è al 20%; nei paesi della Comunità europea entra in funzione il SME, in Italia esplode lo scandalo del Banco Ambrosiano (Sindona, Calvi, Ambrosoli, Gelli, il giallo del secolo!)

“Je so’ pazzo” canta Pino Daniele; “Viva l’Italia” Francesco De Gregori. Quella “Italia derubata e colpita al cuore”, “l’Italia, l’Italia che non muore”.

Altri due cantanti Fabrizio De André e Dori Ghezzi, saranno tristemente protagonisti di una vicenda che poco ha a che vedere con il mondo della musica. Il cantautore e la compagna  vengono rapiti in piena notte, dall’Anonima sequestri, che li terrà in ostaggio per quasi 4 mesi. Verranno liberati, ad un giorno di distanza l’una dall’ altro, grazie al pagamento del riscatto, versato in gran parte dal padre dell’artista genovese.

Così una volta liberati i due racconteranno il loro rapimento: “Fummo presi e fatti scendere al piano terra dopo averci fatto calzare scarpe chiuse e portato con noi alcune paia di calze. Ci fecero uscire dal retro della casa e fatti sedere sulla nostra macchina, una Citroen Diane 6, targata Milano”. Ricorderà Dori: “Scendemmo definitivamente dalla macchina e iniziammo il tragitto a piedi per la campagna che alternava tratti scoscesi a tratti pianeggianti e poi ripidi, tra cespugli e rovi, con la testa incappucciata. Camminammo per circa due ore. Dopo una sosta di riposo, riprendemmo il trasferimento in percorsi ancora più accidentati, camminando per qualche ora ancora. Dopo di che, sfiniti, ci fermammo, trascorrendo la notte all’addiaccio. Il cammino riprese il giorno successivo, percorrendo un tragitto interamente in salita, fino all’imbrunire. Raggiunta la destinazione, per la prima volta ci tolsero le maschere e alla nostra vista si presenta la sagoma di un bandito incappucciato. Apprendemmo che si trattava di uno dei nostri custodi, che ci accompagnerà per tutta la prigionia e che Fabrizio battezzerà col nome “il rospo” per via della sua voce gracchiante”.

Sul fronte internazionale l’anno si chiude con una notizia allarmante: il 24 dicembre – giusto alla vigilia di Natale – l’Unione Sovietica si butta in una pericolosa avventura militare, l’invasione dell’Afghanistan. Inizia una tragedia che per il tormentato Paese asiatico deve ancora oggi vedere la fine.